Il deal atomico con l'iran è un pericolo per la sicurezza nazionale

Redazione
L’ex vicepresidente americano Dick Cheney spiega punto per punto perché l’accordo voluto da Obama non sbarra la strada di Teheran verso la bomba nucleare e aggiunge altri rischi.

Pubblichiamo il testo del discorso sul deal atomico con l’Iran che l’ex vicepresidente americano Dick Cheney ha tenuto all’American Enterprise Institute martedì 8 settembre


 


Non sono qui di fronte a voi oggi in quanto candidato a una carica qualsiasi. I miei anni nella politica elettiva sono finiti. Sono qui davanti a voi in quanto cittadino, un cittadino che ha anche passato quasi quarant’anni a prestare un servizio pubblico – come capo dello staff della Casa Bianca, come segretario alla Difesa e come vicepresidente – concentrandosi per la gran parte di quel tempo sui problemi di sicurezza nazionale che la nostra nazione deve affrontare. Sono qui perché sono fortemente preoccupato dall’accordo sul nucleare iraniano che il Congresso sta esaminando oggi.

 

Starà ai membri della Camera e del Senato votare in favore o contro il Joint Comprehensive Plan of Action (JCPOA) che il presidente Obama ha concordato con il governo iraniano. Per ogni membro del Congresso, non importa da quanti anni sia stato eletto o da quanti voti ha ricevuto, sarà un voto che entrerà negli annali.

 

C’è così tanto in gioco, per la nostra sicurezza e per quella dei nostri alleati. Non è il momento di appellarsi alla lealtà di partito, agli appelli dei capigruppo, a favori da restituire (…). Ogni donna e ogni uomo al Congresso dovrà prendere la propria decisone in merito da solo. E dovrà scegliere senza avere altro in mente che non siano i pro e i contro del caso, e gli interessi della nostra nazione, dando il suo miglior giudizio su una decisione che deve essere presa in completa autonomia.

 

E’ con questo spirito che sono qui oggi, mettendo da parte ogni altro e più ampio disaccordo con l’Amministrazione Obama, ogni ostacolo nei passati dibattiti e ogni preoccupazione riguardante le elezioni. Questo voto del Congresso avrà profonde conseguenze.

 

L’approvazione di questo accordo non impedirà un Iran nucleare. Assieme a una strada aperta verso un arsenale nucleare, l’accordo proposto dal presidente Obama fornirà all’Iran fondi e armi, che il regime userà per sostenere il terrore, il dominio sul medio oriente, il progresso degli sforzi iraniani per distruggere Israele, minacciare i governi arabi, e fare in modo che gli Stati Uniti non possano difendere i nostri alleati e i nostri interessi nel Golfo Persico e oltre. Con la rimozione delle restrizioni al programma missilistico iraniano, questo accordo darà all’Iran i mezzi per poter lanciare un attacco nucleare sul suolo americano.

 

Una settimana prima dell’annuncio dell’accordo, il segretario alla Difesa del presidente Obama ha dichiarato che ciò non dovrebbe accadere. “La ‘I’ di Icbm,” ha detto Ashton Carter, “sta per ‘Intercontinentale,’ che significa avere la possibilità di volare dall’Iran agli Stati Uniti, e non non lo vogliamo”. (Icbm sta per Intercontinental ballistic missile, ndt).

 

Non conosco nessuna nazione che nella storia si sia dichiarata d’accordo nel garantire che i mezzi della propria distruzione fossero nelle mani di un’altra nazione, in particolare di una nazione ostile. Ciò che il presidente Obama sta chiedendo al Congresso degli Stati Uniti è unico – storicamente e pericolosamente unico. I risultati possono essere catastrofici.

 

Le dichiarazioni del presidente Obama, del segretario di stato John Kerry e di altri membri dell’Amministrazione Obama su questo accordo sono state notevoli. Questo accordo, hanno detto, e cito le testuali parole, “impedirà all’Iran di ottenere armi nucleari”, “stroncherà ogni possibile accesso a una bomba, incluso quello segreto”, ci darà “la sicurezza di sapere cosa stanno facendo” nell’arena nucleare, “impedirà la proliferazione nucleare”, incoraggerà la stabilità in tutto il medio oriente e “impedirà la guerra”. Tutte queste affermazioni sono semplicemente false.

 

Prendete l’assicurazione del presidente sul fatto che l’accordo “impedirà all’Iran di ottenere un’arma nucleare”. In un momento più sincero, alcuni mesi fa, ha ammesso che con questo accordo gli iraniani in circa tredici anni avranno – e cito testuali parole, “centrifughe avanzate che arricchiranno l’uranio molto rapidamente, e che a quel punto il tempo di esplosione si sarà abbassato fino ad arrivare quasi a zero”. Le parole stesse del presidente fanno chiarezza sul fatto che questo accordo non impedirà all’Iran di avere capacità nucleari. Anzi, direi l’opposto, garantisce che in meno tempo di quello passato dall’11 settembre, un regime che ha come pilastro della politica nazionale “morte all’America” abbia la capacità e il materiale per produrre un arsenale di armi nucleari. E a quel punto cosa può impedire loro di usarlo? Beh, il presidente Obama ci dice che hanno promesso di non farlo. Ci viene chiesto di fidarci della parola di una nazione che ha imbrogliato in ogni singolo accordo nucleare del quale ha fatto parte, sulla sua promessa che una volta che avrà i mezzi per diventare una potenza nucleare deciderà di non esserlo.

 

Il presidente Obama ha iniziato il suo mandato determinato a confrontarsi con gli iraniani “senza precondizioni”. Iniziando dal suo discorso inaugurale, che offriva loro una mano tesa se avessero aperto il pugno, passando per le sue lettere al Leader supremo iraniano, fino alle negoziazioni segrete stabilite dal segretario di stato Clinton con gli iraniani in Oman nel 2011, il principio guida del presidente Obama è stato convincere gli iraniani di potersi fidare di noi. Se non manterremo gli accordi presi, ha recentemente dichiarato il segretario Kerry, il regime di Teheran dirà che “non ci si può fidare dell’occidente”. Un negoziato basato sulla premessa che gli Stati Uniti devono guadagnarsi la fiducia del peggiore stato al mondo sponsor del terrorismo non potrà mai concludersi bene.

 

[**Video_box_2**]Nei colloqui segreti, prima ancora che iniziassero i veri e propri negoziati, la parte americana sembra abbia fatto tre concessioni chiave. Ha concesso di far cadere la richiesta storica della comunità internazionale che l’Iran interrompesse l’arricchimento dell’uranio. Ha concesso un immediata interruzione delle sanzioni, e infine si è dichiarata d’accordo nel pagare gli iraniani affinché negoziassero, dissequestrando 12 milioni di dollari in beni iraniani congelati. E queste sono solo le concessioni fatte prima dei negoziati. Ecco in cosa consistono i negoziati “senza precondizioni”. Erano precondizioni, in realtà - peccato che non fossero le nostre.

 

Gli iraniani sono considerati negoziatori eccellenti, e per la parte americana questo non è stato un inizio sotto buoni auspici. Ha stabilito il modello per tutta una serie di concessioni all’Iran. Scadenze irrevocabili dichiarate e poi ignorate. Una generale aria di disperazione per poter arrivare ad un compromesso ma non dalla loro parte, dalla nostra. E non secondo i nostri termini, secondo i loro.

 

Capitolare sull’arricchimento non è stata una concessione qualunque. Ai sensi del Trattato di Non Proliferazione Nucleare, firmato da oltre 190 nazioni, incluso l’Iran, le nazioni con programmi nucleari pacifici non hanno diritto all’arricchimento. Acconsentire alla pretesa che gli Stati Uniti riconoscano tale diritto all’Iran significa demolire il principio fondamentale al cuore del Trattato, rendendo molto più difficile alla comunità internazionale negare tale diritto a qualsiasi altro stato. In un colpo solo, inoltre, ha neutralizzato sei risoluzioni del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, approvate per fermare il programma nucleare iraniano, incluse le sue attività di arricchimento dell’uranio. Il presidente Obama, che afferma di essere a favore del regime di controllo internazionale delle armi, delle Nazioni Unite, della non proliferazione nucleare, ora preme affinché gli Stati Uniti accettino un accordo che invaliderà il più efficace trattato multilaterale sul controllo delle armi e negherà le precedenti richieste della comunità internazionale espresse nelle risoluzioni del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite di cui vi ho parlato.

 

Il Presidente afferma che questo accordo “fermerà la diffusione di armi nazionali in quella regione”. In effetti, legittimando l’arricchimento dell’uranio da parte degli iraniani per la prima volta nella storia, l’accordo probabilmente accelererà la proliferazione nucleare dato che altre nazioni chiederanno lo stesso diritto. Gli amici e gli alleati dell’America in medio oriente, inclusi gli stati del Golfo, sanno che la loro sicurezza è in bilico, dato che gli Stati Uniti stanno legittimando l’acquisizione di armi nucleari da parte dell’Iran. Hanno osservato mentre gli iraniani ottenevano il meglio da noi in questi negoziati. Sono consapevoli che ci stiamo ritirando dalla regione e allo stesso tempo tagliamo il nostro arsenale nucleare e il budget della Difesa. Stanno già determinando che le garanzie di sicurezza a lungo date dagli Stati Uniti sono sempre più vuote di significato, e che gli Stati Uniti sono più propensi ad abbandonare che a difendere le tanto strombazzate linee rosse.
E’ sempre più probabile che in questa situazione, e nei momenti successivi a questo accordo, essi decidano che la propria sicurezza richieda loro di possedere armi nucleari.

 

Il presidente dice che questo deal assicurerà che “la comunità internazionale sarà in grado di verificare che l’Iran non svilupperà un’arma nucleare”. Ha detto che l’accordo sbarra ogni strada dell’Iran verso la bomba atomica, inclusa anche, per magia, la strada clandestina. Guardiamo ai fatti. Dopo che ci hanno garantito più volte dai membri di questa Amministrazione che l’accordo avrebbe incluso anche ispezioni “dovunque e in ogni momento”, il presidente Obama ha accettato un accordo che concede un periodo di tempo qualsiasi compreso fra i 24 giorni e i molti mesi per ritardare le ispezioni di siti sospetti. Le ispezioni di siti militari, come Parchin, dove gli iraniani hanno nascosto parti sospette del loro programma di armamento nucleare in passato, non sono comprese nell’accordo. Agli americani è stato detto di non preoccuparsi. Ci sono accordo laterali segreti tra l’Iran e l’Agenzia internazionale per l’energia atomica (Aeia) – che i nostri rappresentanti eletti al Congresso non possono vedere – che dovrebbero regolare le ispezioni a questi siti, secondo quanto è stato riportato. Non è chiaro se qualcuno nell’Amministrazione Obama ha visto il testo finale di questi accordi laterali. Gli iraniani continuano a insistere, cito testualmente, “non ci sarà accesso ad alcun sito militare”, e almeno in alcuni siti cruciali legati ad attività svolte in passate, il regime si ispezionerà da solo. Questo è un errore di proporzioni storiche.

 

Il valore di quest’accordo – e la veracità delle dichiarazioni del presidente su di esso – sono fondate sul sistema di ispezioni che è regolato nell’accordo stesso. Gli ispettori devono sapere cosa ha fatto l’Iran in passato così da avere una base di partenza per stabilire in futuro se il paese sta imbrogliando. Sembrava che il segretario Kerry avesse capito questa cosa nell’aprile 2015 quando

 

Disse che gli iraniani avrebbero dovuto rivelare cosa avevano fatto in passato. “Devono farlo”, disse. “Sarà fatto. Se ci sarà un accordo, sarà fatto”. Due mesi dopo, a luglio, la posizione del segretario Kerry è cambiata drammaticamente. “Non siamo fissati sul dovere dell’Iran di dire specificamente cosa hanno fatto e quando lo hanno fatto”, disse, perché, e cito, “abbiamo la conoscenza assoluta” di cosa ha fatto l’Iran in passato. Se avete bisogno di un riassunto veloce della posizione del segretario Kerry sulla necessità dell’Iran di svelare completamente tutte le sue attività nucleari passate, potete dire che era d’accordo prima di essere contrario.

 

Il generale Mike Hayden, ex direttore della Cia e della Nsa, ha detto che non conosce nessun uomo dell’intelligence americana pronto a dichiarare che “abbiamo la conoscenza completa” di quello che l’Iran ha fatto in passato. Scoprire elementi del programma nucleare di un paese e predire quanto è vicino alla produzione della bomba atomica è notoriamente un compito difficile di intelligence. E’ una cosa che abbiamo sbagliato a fare più volte. Gli Stati Uniti non sono riusciti a predire il primo test atomico sovietico nel 1949, il primo test cinese nel 1964, il primo test indiano nel 1974, il primo test pachistano nel 1998, il primo test della Corea del nord nel 2006.

 

Tutto questo dovrebbe sollevare preoccupazioni serie a proposito delle dichiarazioni fatte dal presidente Obama, che l’accordo garantisce un tempo di breakout di almeno un anno. Stabilire con precisione quanto gli iraniani sono lontani dall’ottenere un’arma nucleare richiede l’ammissione completa e piena delle loro attività nel passato. Gli ispettori hanno bisogno dei dati di partenza. Se non sappiamo quanto progresso ha fatto l’Iran verso l’ottenimento dell’arma nucleare, non possiamo stabilire con precisione quanta distanza devono ancora coprire o quanto ci metteranno. Gli iraniani non volevano svelare queste informazioni – il che ci rivela qualcosa – e il presidente Obama e il segretario Kerry hanno abbandonato questa richiesta essenziale.

 

Con l’accordo del presidente Obama non ci saranno ispezioni in qualsiasi momento e dovunque e non ci saranno ispezioni dei siti militari – quelle sono incluse in accordi che non possiamo vedere. Non ci sarà accesso agli scienziati nucleari del regime, nessuna rivelazione sulle attività del passato, nessun accesso completo ai documenti collegati al programma nucleare dell’Iran, e l’Iran farà da solo alcune delle ispezioni.

 

Il presidente ha anche espresso fermezza in fatto di sanzioni. Cesseranno quando, e soltanto quando, gli iraniani avranno adempiuto per primi a loro obblighi. Naturalmente funzionerà in modo leggermente diverso. Hanno subito avuto 12 miliardi di dollari di sconto sulle sanzioni e altre esenzioni di contorno. Presto, il regime tornerà a essere di nuovo un protagonista sui mercati finanziari e del greggio. Infine, una somma dell’ordine di 150 miliardi di dollari tornerà loro sotto forma di asset scongelati grazie all’accordo.

 

Ci è stato detto, e ci ancora detto oggi, che al primo segno di imbroglio da parte del regime le sanzioni saranno imposte di nuovo e di colpo. In realtà l’accordo rende molto difficile re-imporre le sanzioni, o imporne di nuove. Permette all’Iran di violare l’accordo completamente se si fa un qualsiasi tentativo di imporre di nuovo sanzioni. Scoperte di violazioni da parte dell’Iran saranno seguite da lunghi dibattiti internazionali fino all’ultimo dettaglio tecnico. E chi ha dubbi su quale sarebbe la risposta standard dell’Amministrazione Obama se messa davanti alle violazioni? Sentiremmo che è meglio soprassedere alla trasgressione che rischiare di perdere l’accordo. E’ così che siamo arrivati a questo punto. Con lo stesso atteggiamento debole, acquiescente e alla fine pericoloso che ci ha portati fin qui sulla strada sbagliata, fino a un accordo completamente cucito addosso alle esigenze di chi lo trasgredisce.

 

Il presidente Obama ha detto sì alle richieste iraniane di rimuovere le restrizioni su elementi chiave dell’infrastruttura che Teheran usa per sostenere il terrorismo globale, inclusa la Forza Quds delle Guardie della rivoluzione. Ha detto sì a cessare le sanzioni sul programma di missili balistici intercontinentali dell’Iran e sulla sua capacità di esportare e importare armi convenzionali. Se questo accordo sarà approvato, queste concessioni faranno avanzare gli sforzi dell’Iran per raggiungere uno dei suoi principali obiettivi in medio oriente – cacciarne fuori gli Stati Uniti. L’ex sottosegretario alla Difesa e ambasciatore Eric Edelman ha di recente detto in una audizione che “Gli Stati Uniti non saranno in grado di fare affidamento, come hanno fatto negli ultimi trent’anni, sull’assunto di avere l’accesso senza ostacoli e il controllo del Golfo persico”. Uno studio recente dell’ex comandante dei Marine James Conway e dell’ex vicecomandante del Comando americano in Europa, il generale Charles Wald, la mette così:

 

L’accordo consentirà all’Iran di aumentare le sue capacità militari non convenzionali per sfidare la posizione strategica degli Stati Uniti e dei suoi alleati in medio oriente. L’Iran sarà in grado di rivitalizzare la sua industria della difesa in breve tempo anche se investirà in spese belliche soltanto una frazione dei 100 miliardi di dollari o più che saranno scongelati come parte dell’accordo – più dell’intero budget annuale del governo per l’anno fiscale corrente. Sul medio termine, la rimozione delle sanzioni economiche e dell’embargo sulle armi delle Nazioni Unite permetterà al regime di acquisire tecnologie avanzate e armi dall’estero. E, una volta che tramonteranno le sanzioni sul programma dei missili balistici, l’Iran potrebbe sviluppare armi capaci di raggiungere bersagli in medio oriente e oltre – inclusi Europa e Stati Uniti.

 

Questo accordo renderà l’Iran capace di modernizzare ed espandere le sue capacità militari mentre gli Stati Uniti soffrono i devastanti tagli al budget della Difesa dell’era Obama. Contrariamente alle dichiarazioni fatte dal presidente e dal segretario di Stato, gli Stati Uniti saranno in una posizione peggiore per difendere i nostri interessi e per prevenire un Iran armato con bombe atomiche quando l’accordo Obama finirà di quanto lo siano oggi.

 

Oltre a facilitare l’accesso dell’Iran a sistemi d’arma avanzati, aiutare il programma dei missili balistici intercontinentali e coprire con una cascata di denaro e benefit economici tremendi il regime di Teheran,  l’accordo di Obama con l’Iran annulla le sanzioni contro le Guardie della rivoluzione, la Forza Quds e il comandante della Forza Quds, Qassem Suleimani. Con Suleimani al comando, la Forza Quds ha appoggiato il terrorismo, fomentato la violenza e fatto avanzare i piani dell’Iran per dominiare la regione, oltre a uccidere militari americani in Iraq e in Afghanistan. Annullando le sanzioni contro queste forze – e contro lo stesso Suleimani – l’accordo di Obama con l’Iran aiuta gli sforzi dei nemici dell’America.

 

Immaginate per un momento un mondo in cui il deal è stato implementato. Le forze appoggiate dall’Iran in Yemen riceveranno aiuti supplementari mentre lavorano per fare in modo che lo Yemen resti uno stato fallito, un teatro di guerra in cui al Qaida opera con efficacia e una minaccia contro l’est dell’Arabia saudita abitato da sciiti. L’Iraq vedrà un afflusso di armi e di risorse destinate alle milizie filoiraniane, e questo porterà all’aumento della violenza e degli spargimenti di sangue perché il conflitto tra sunniti e sciiti si aggraverà e lo Stato islamico riuscirà a reclutare più sunniti per la sua causa. Il conflitto si intensificherà in Siria perché l’Iran manderà un’alluvione di armi e combattenti nelle aree arabe che considera più importanti. La crisi dei profughi in Europa probabilmente si aggraverà perché in migliaia fuggiranno dal caos e dalla violenza. Hezbollah, la pedina principale dell’Iran, ricaverà molto benefici per le sue operazioni in tutto il medio oriente e in particolare  contro Israele. Allo stesso tempo, la rimozione delle restrizioni sulla Forza Quds darà al gruppo la possibilità di muoversi liberamente in tutto il medio oriente per controllare il loro mondo nuovo.

 

Non sono soltanto Hezbollah, gli Houthi e Bashar el Assad che beneficeranno dalla cessazione delle sanzioni contro l’Iran. I legami dell’Iran ai gruppi terroristi sono estesi. E’ il motivo per cui le amministrazioni repubblicane e democratiche hanno identificato l’Iran come lo stato leader fra gli sponsor del terrorismo. Nel 2011, il dipartimento del Tesoro del presidente Obama ha identificato sei terroristi di al Qaida coinvolti in un network che sposta denaro e terroristi in tutto il medio oriente inclusi Iraq e Afghanistan. Il network aveva la sua base in Iran. Come disse David Cohen, allora sottosegretario del tesoro e oggi vicedirettore della Cia: “C’è un accordo tra il governo iraniano e al Qaida per permettere a questo network di agire. Non c’è alcun dubbio su questo nella comunità dell’intelligence”. L’ex direttore della Dia (Defense Intelligence Agency), il generale Michael Flynn, ha detto che i documenti catturati nel covo di Osama bin Laden includevano “lettere che riguardavano il ruolo e l’influenza dell’Iran e la consapevolezza che gli operatori di al Qaida potevano passare attraverso l’Ira fino a quando avessero fatto il loro lavoro sporco contro gli americani in Iraq e in Afghanistan. 

 

Fin da questa scelta iniziale, i dipartimenti di stato e del Tesoro del presidente Obama hanno più volte indicato l’accordo dell’Iran con al Qaida descrivendo l’Iran come “un punto di passaggio essenziale per i finanziamenti che sostengono le attività di al Qaida in Afghanistan e Pakistan” e come la sede di “vie chiave attraverso le quali al Qaida sposta denaro, mediatori e membri operativo da tutto il medio oriente all’Asia del sud”. Queste vie esistono, secondo il dipartimento del Tesoro di Obama, come parte di un ex “patto segreto” tra l’Iran e al Qaida. Fino all’anno scorso, mentre i negoziati sul nucleare erano in corso, il Tesoro ha detto che l’Iran ha rilasciato Yasin al Suri (identificato come il leader della rete nel luglio del 2011) dalla sua detenzione temporanea per fargli riprendere il controllo del network.

 

Il presidente ha detto che sa che il sostegno dell’Iran al terrorismo continuerà. Ha detto che questo non dovrebbe fermare il Congresso dall’approvare il suo deal nucleare. Sembra che chiuda gli occhi davanti al fatto che i benefici concessi all’Iran in questo accordo – i soldi, le armi convenzionali, il sollevamento delle sanzioni – facilitano e consentono il sostegno al terrore e ai gruppi terroristici del regime iraniano, compresi i gruppi che hanno attaccato gli Stati Uniti e oggi minacciano la nostra sicurezza, i nostri alleati e i nostri interessi.

 

Il Congresso degli Stati Uniti era pronto ad approvare un accordo forte e serio che prevenisse la minaccia di un Iran con armi nucleari. Invece gli è stata consegnata un’intricata capitolazione. E benché il presidente Obama abbia parlato di questo deal come parte della sua eredità politica – le conseguenze sono “mia responsabilità”, ha detto – anche questo non c’entra il punto. Cosa cambia se il deal è “sua responsabilità”? Il deal riguarda tutti noi. Questo deal dà a Teheran la possibilità di lanciare un attacco nucleare sul suolo americano. Minaccia la sicurezza dei nostri alleati arabi in medio oriente. Minaccia la sicurezza dell’Europa. E – non bisogna dimenticarlo – questo deal ha implicazioni vaste per la sicurezza futura del popolo ebraico. Charles Krauthammer ha scritto che alla Germania nazista sono serviti 7 anni per uccidere 6 milioni di ebrei. A un Iran dotato di arma atomica basterebbe un giorno.

 

Tutti i presidenti americani per oltre mezzo secolo si sono impegnati per evitare la proliferazione nucleare in medio oriente – fino a ora. Con questo accordo, l’Amministrazione sta dicendo all’Iran: puoi arricchire l’uranio, puoi avere missili balistici, e già che ci siamo puoi rientrare alla grande nel commercio delle armi. Ah già, ci sono anche 150 miliardi di dollari, che di preghiamo – per favore – di non condividere con i tuoi amici terroristi.

 

Realizzare un’arma atomica per fortuna è un’impresa difficile. Ma quando il mondo si sveglierà un giorno per scoprire che gli islamisti radicali a Teheran ce l’hanno fatta, tutti gli infingimenti cadranno, e si realizzeranno nuovi rapporti di forza entreranno in gioco, e i termini saranno da ribilanciare sotto la minaccia del primo utilizzo di un’arma nucleare dai tempi di Nagasaki.

 

[**Video_box_2**]Quando un ex membro democratico della commissione Esteri del Senato dice che teme che l’Iran otterrà quest’arma e che non vuole che il suo nome ci sia scritto sopra, i suoi colleghi dovrebbero prestargli attenzione. Quest’uomo si riferisce alla realtà dei fatti.

 

La migliore assicurazione contro l’avvento di questi eventi è una maggioranza decisa e bipartisan al Congresso che voti contro questo deal e ottenga abbastanza forza da ribaltare il veto presidenziale (…). Chiunque non voglia opporre questo deal non dovrebbe ricoprire una carica elettiva.

 

La verità è che questioni che riguardano in maniera così potente la sicurezza nazionale non dovrebbero essere decisa da un filibuster, da un vero o da un terzo dei membri del Senato degli Stati Uniti – e meno di tutti da un presidente che giustifica le sue azioni con una falsa scelta: questo deal o la guerra.

 

Ora, come in altri momenti cruciali della nostra storia, l’alternativa a scenari da incubo che tutti speriamo di evitare non è fare concessione dopo concessione dopo concessione. Nel momento in cui il presidente Obama ha concesso al regime iraniano il diritto di arricchire l’Uranio, ha perso la possibilità di ottenere un buon accordo. Nel momento in cui ha lasciato andare le sanzioni – che mettevano in crisi il potere e l’influenza del regime, e avrebbero reso le cose sempre più dure – ha tolto pressione ai mullah di Teheran e da quel momento eravamo noi ad aver più bisogno di loro del deal. Nel momento in cui il presidente Obama è andato alla tv israeliana e ha escluso del tutto l’opzione della forza, gli iraniani hanno capito di aver vinto.

 

Un deal molto migliore è ancora possibile, e inizia con il ristabilire i nostri obiettivi iniziali in tutte queste questioni: l’Iran deve fermare le sue attività di arricchimento e trattamento dell’uranio. Deve fermare lo sviluppo di missili balistici. Deve fornire un resoconto pieno e completo di tutte le sue attività nucleari passate. Deve garantire agli ispettori accesso completo, ovunque e in qualunque momento, ai siti nucleari, compresi quelli militari. Non dovrebbe esserci sollievo dalle sanzioni fino a che l’Iran non ha rispettato queste richieste. Se l’Iran sceglie di non farlo, deve capire che gli Stati Uniti sono pronti a usare la forza per assicurarsi che non ottenga l’arma nucleare.

 

Prevenire la proliferazione di armi nucleari è una delle sfide geostrategiche più difficili da affrontare, ma ci sono lezioni dal passato a cui possiamo attingere. Per decenni, i regimi canaglia e i gruppi terroristici hanno tentato di acquisire tecnologia e armi nucleari. Nel 1981, gli israeliani hanno lanciato un attacco aereo contro le strutture nucleari irachene di Osirak, neutralizzando il programma nucleare di Saddam Hussein. Nel 1991, il dittatore ne aveva ricostruito la gran parte e gli Stati Uniti la distrussero con l’operazione militare Desert Storm. Nel 2003, quando abbiamo liberato l’Iraq, il dittatore libico Muammar Gheddafi ci contattò – a pochi giorni dalla cattura di Saddam Hussein da parte delle forze americane – e ci disse che voleva rinunciare al suo programma nucleare. Aveva osservato il destino che avevamo riservato per Saddam e non voleva essere il prossimo. Il materiale nucleare di Gheddafi è ora negli Stati uniti.

 

La decisione di Gheddafi ha avuto due effetti duraturi e importanti. Primo, poiché ha consegnato il materiale nucleare, questo non è finito nella mani dei terroristi islamisti che oggi controllano il territorio della Libia. Secondo, la sua cooperazione ci ha consentito di smantellare il mercato nero della proliferazione nucleare gestito dallo scienziato A. Q. Khan, che ha venduto equipaggiamento e tecnologia nucleare ai regimi canaglia in giro per il mondo. Abbiamo distrutto il business di Kahn e del suo network. Ci sono anche le prove che gli iraniani fermarono parte del loro programma nel 2003 dopo l’invasione americana dell’Iraq – speravano di proteggersi dal subire il destino di Saddam.

 

Nel 2007, abbiamo appreso che i nordcoreani stavano costruendo un reattore nucleare nel deserto orientale della Siria – un territorio oggi governato dallo Stato islamico. Quando gli israeliani ci hanno fornito l’informazione, il presidente Bush ha detto loro che non avrebbe preso iniziative militari. Gli israeliani lo fecero per conto proprio e distrussero il reattore.

 

In ciascuno di questi casi, è stata l’azione militare o la minaccia credibile di un’azione militare che ha convinto questi regimi canaglia ad abbandonare il loro programma nucleare. L’Iran non sarà convinto ad abbandonare il suo programma pacificamente a meno che non sappia che rischia una ritorsione militare se si rifiuta di farlo.

 

E’ così che si svolge un negoziato serio. E’ così che una potenza che ha rispetto di se stessa persegue i suoi interessi vitali. Insistere sui punti non negoziabili e mantenere alta la minaccia dell’uso della forza è componente indispensabile di ogni negoziato serio sul programma nucleare iraniano. E’ quello che l’Amministrazione avrebbe dovuto fare fin dall’inizio.

 

Invece ci ha presentato un deal che rafforza i nostri avversari, minaccia i nostri alleati e mette la nostra stessa sicurezza a rischio. Hanno messo sul tavolo del Congresso un deal che fornisce armi e finanziamenti a un regime che ha giurato di distruggere Israele e mantiene il “morte all’America” come uno dei pilastri della sua ideologia. Armare e finanziare l’Iran e al tempo stesso fornirgli una strada per un arsenale nucleare non è un atto di pace. Non è, come dice il presidente Obama, l’unica alternativa alla guerra. E’ pura follia.

 

Il voto sull’accordo nucleare iraniano è davanti a noi e la posta è alta. Ogni membro del Congresso giura di difendere la Costituzione dai nemici esterni. Ho fatto questo giuramento dieci volte, e ogni volta che ho messo la mia mano sulla Bibbia, ho capito che stavo anche giurando di difendere questa grande nazione. Difenderla significa votare per respingere questo deal. Approvarlo otterrà l’effetto opposto.

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