Franco Cordero

Prosa promessa

Guido Vitiello
Il periodare sallustiano e vezzoso di Cordero attira. Ma in versione “for dummies” è un brusco risveglio

La prosa di Franco Cordero si può veramente definire una guerra illustre contro il Tempo, e per questo lo leggo e lo rileggo con la stessa malsana avidità con cui mi soffermo davanti alle vetrine di finti mobili antichi. Il suo comò di più recente fattura, “Il berlusconismo visto dalla Luna”, esposto nei saloni di Repubblica giovedì 3 settembre, è una squisitezza per noi amanti del kitsch antiquario. A far da ossatura c’è il solito periodare da storiografo latino, diciamo pure un Sallustio rifatto da un telegrafista (“cortigiani di lungo corso cambiano cautamente divisa – stop – oligarchi della pseudosinistra baciavano la pantofola berlusconiana – stop – ex comunisti garantiscono intangibili i fondamenti del conflitto d’interesse – stop – manovre camerali lo riqualificano aprendogli la via d’una doppia rivincita – stop”). Su questo solido legno romano antico si stende il piallaccio di un bel secentismo da anonimo manzoniano, un centone così persuaso di sé che forse non sa neppure di essere un centone – l’Italicum che è “monumento d’insigne furberia”, la corruzione berlusconiana che “sapeva d’epidemia cinquecentesca (morbo gallico o ispanico)”; a far da vezzoso ornamento, infine, qualche tocco del Gadda satirico, quello di “Eros e Priapo”, ma come essiccato di ogni umor nero e ridotto alla moltiplicazione degli epiteti (Re Lanterna, Berlusco Magnus, l’Olonese). Cosa volete di meglio, per la divertita pacchianeria del vostro salotto? Cosa aspettate a presentarvi all’asta?

 

Peccato che Adolf Loos ci abbia insegnato che l’ornamento è un delitto, e se lo è per i mobili e per i palazzi lo è a maggior ragione per gli articoli di giornale. Così, a malincuore, mi sono arreso al triste funzionalismo della stampa quotidiana, che mi è così poco congeniale, e per la prima volta ho provato a chiedermi: lasciando da parte gli orpelli barocchi, cosa diceva esattamente l’ultimo articolo di Cordero? Si tratta cioè di tradurlo in “Basic Italian”, impresa che equivale più o meno alla pulitura di un grosso crostaceo, una rimozione cruenta di gusci, corazze, chele, antenne per arrivare sfiniti alla polpa, che s’immagina saporitissima. Ecco il risultato, “Cordero for dummies”: Renzi è il delfino di Berlusconi, per questo lo applaudono i ciellini; come Berlusconi (che domina ancora) è arrogante ed esibizionista; ha completato l’opera di quella finta sinistra che in nome della Realpolitik faceva l’“inciucio” lasciando intatto il conflitto d’interessi; è un giovane rampante che si è impadronito del Pd e che ha addirittura dato a Berlusconi il rango di statista; colpa anche di Napolitano che ha voluto le larghe intese; ora Renzi vuole fare l’autocrate di un partito della nazione, formula dall’eco fascista, ma il suo patto col diavolo lo costringe a una politica di privilegi, condoni, impunità spacciata per garantismo, e tutto questo alimenta corruzione, evasione fiscale, economia criminale e a farla breve rovina l’Italia.

 

Vedete anche voi il problema? Al diavolo il design razionalista, qui dobbiamo ripristinare in fretta e furia i fronzoli, i ghirigori, i fregi dorati, gli intarsi, i ripiani di marmo venato, i capitelli, i bassorilievi allegorici, le statuine di Cupido, tutto, perché senza questo scialo di decorazioni lussureggianti cosa ci ritroviamo tra le mani? Un corsivo di Travaglio.
 

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