Larry Kramer

“Nixon, Twain e Melville? Tutti gay”. Come ti riscrivo la storia e la letteratura con il politicamente corretto

Giulio Meotti
Una volta era il rapporto focoso tra le donne dell’alta borghesia e della società intellettuale londinese di Bloomsbury. Poi furono certi personaggi omosessuali di Henry James, sino a Ernest Hemingway sospetto di eccessivo maschilismo, per non essere tacciato di “cripto omosessualità”.

Una volta era il rapporto focoso tra le donne dell’alta borghesia e della società intellettuale londinese di Bloomsbury. Poi furono certi personaggi omosessuali di Henry James, sino a Ernest Hemingway sospetto di eccessivo maschilismo, per non essere tacciato di “cripto omosessualità”. Una certa cultura progressista ha sempre cercato fasti gay friendly nella cultura del passato. Ma quello che ha fatto Larry Kramer, grande drammaturgo, sceneggiatore e saggista americano, non ha precedenti. “The American People” è il titolo del suo nuovo volume pubblicato dal colosso editoriale Farrar, Straus and Giroux che riscrive la storia e la letteratura americane con la lente del politicamente corretto gay friendly e vittimista. Nixon? Gay. George Washington? Gay. Abramo Lincoln? Gay. Alexander Hamilton? Gay. E che dire di Melville e Mark Twain? Gay pure loro. Huck e Jim? “The country’s first gay rock stars”. “Può sembrare fantascienza, ma per me, non lo è”, ha detto Kramer al New York Times. Ma Ron Chernow, autore di una sterminata biografia di Alexander Hamilton – lo statista che secondo Kramer era almeno bisessuale, se non del tutto gay – ha parlato del libro come di un “saccheggio della storia al servizio di un programma politico”.

 

Kramer sostiene per esempio che John Wilkes Booth ha assassinato Lincoln non perché fosse arrabbiato per il fatto che il sud stesse perdendo la guerra civile, ma perché Lincoln lo aveva respinto sessualmente. Kramer, autore di pièce teatrali come “The Normal Heart” e “The Destiny of Me”, e del romanzo mai pubblicato “Faggots” (termine dispregiativo per definire i gay), intende dimostrare come l’omosessualità sia stata discriminata dai libri di storia e dalle biografie. Lo stesso Mark Twain, secondo Kramer, “ebbe una intensa vita gay”. E che dire di Nixon e della sua ipocrisia, il marito devoto padre di due figliolette, il cristiano sobrio che non beveva né fumava e la cui madre e padre, una quacchera zelante e un metodista convinto, ogni domenica costringevano i bambini a seguire in chiesa tutte e tre le funzioni, il mattino il pomeriggio la sera? Un omosessuale represso.

 

[**Video_box_2**]Se questo è il modo di leggere la storia e la letteratura, il prossimo passo sarà quello che ha in mente il ministro francese dell’Istruzione, la “khmer rosa” Najat Vallaud-Belkacem, che ha proposto di inserire nei libri di testo le preferenze sessuali dei grandi scrittori e poeti. “Oggi i libri di testo insistono a non menzionare che certe figure storiche o autori erano Lgbt – sigla per ‘Lesbo, gay, bisessuali o trans’ – anche quando questo fatto spiega in larga parte il loro lavoro, come per il poeta Arthur Rimbaud”, ha detto la ministra. Per questo, “scrivere sui libri di testo l’inclinazione sessuale di ogni personalità di rilievo sarebbe utile per le coppie gay con figli, per far vedere che la loro esistenza è in realtà ordinaria”. André Gide? Omosessuale. Marcel Proust? Omosessuale. Jean Cocteau? Omosessuale.

 

E’ così che quello che è sempre stato il magnifico segreto di tanti autori del passato nelle mani dei nuovi bacchettoni del politicamente corretto diventa banale pedagogia di genere.  

 

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  • Giulio Meotti
  • Giulio Meotti è giornalista de «Il Foglio» dal 2003. È autore di numerosi libri, fra cui Non smetteremo di danzare. Le storie mai raccontate dei martiri di Israele (Premio Capalbio); Hanno ucciso Charlie Hebdo; La fine dell’Europa (Premio Capri); Israele. L’ultimo Stato europeo; Il suicidio della cultura occidentale; La tomba di Dio; Notre Dame brucia; L’Ultimo Papa d’Occidente? e L’Europa senza ebrei.