Foto Hang Zhou da Sonia - Sede Unica, via Facebook

Al ristorante di Sonia a Roma ci vanno tutti. E' più pericoloso il “romavirus”

Michele Masneri

Parla l’imperatrice ad honorem della comunità cinese romana

Roma. L’ultima imperatrice dice basta. L’ultima imperatrice non ci sta. Sonia Hang, cinquant’anni, faccia da cartoon, titolare del più famoso ristorante cinese di Roma, ma molto di più, testimonial (per Gucci), opinionista, ieri mattina si è ritrovata immortalata in un murales al mercato dell’Esquilino, il quartiere romano detto “Chinatown” su cui lei esercita il suo magistero da trent’anni. “Mi ha chiamato una giornalista per dirmelo”, dice Sonia, tubino nero e oro, caschetto più celebre di Anna Wintour, seduta mentre beviamo un tè nel suo ristorante. Il murales le mette in bocca un fumetto, “c’è in giro un’epidemia di ignoranza!”. “Il mercato”, dice adesso lei, mentre le troupe si danno il cambio per intervistarla (è appena arrivata quella di Mediaset) “che di solito è sempre affollato, in queste settimane è deserto. Ma non capite che danno state facendo”, dice, riferendosi all’isteria da coronavirus che si è diffusa a Roma. “Dieci ristoranti hanno già chiuso. Uno di un mio amico sta aperto solo perché i dipendenti per solidarietà hanno deciso di non prendere più lo stipendio”. Tutto assurdo, perché il virus “col cibo non ha niente a che fare, e poi il nostro è sicuro e tracciato, facciamo la spesa dove la fate voi, cosa credi?”. A Wuhan, la città dove è nato il virus, dice, non è mai stata in vita sua, “ho dovuto guardare su internet per capire dov’è”.

 

“Io sono fortunata perché ho un sacco di amici”, va avanti Sonia, e per amici intende clienti, eccoli nelle migliaia di foto di personaggi famosi, tutti rigorosamente italiani anzi romani, che affollano le pareti gialline tra i ritratti di Mao e quelli di Carla Fracci. Da Veltroni alla Venier, il suo segreto è che si è calata completamente nella realtà romana, il suo è un ristorante cinese ma sembra di stare da “Fortunato al Pantheon”, conosce tutti e tutti hanno una foto. Il primo cliente storico, il suo portafortuna, immortalato in mille foto, è Nanni Moretti, che però non si presenta da un po’. Temerà il virus? “Io vuota vuota mai, ma il giorno del Capodanno cinese, il 24, hanno cancellato cinquanta prenotazioni, una cosa mai successa”, dice Sonia. Poi però sono venuti in tanti, “ad abbracciarmi, mi sono commossa”. “E da qualche giorno la situazione è migliorata”. “Stasera ci sarà il pienone, verrà il coro di piazza Vittorio, e ci saranno pure dei politici, mi hanno telefonato per riservare una saletta per un ministro”, dice contenta. Non saprebbe dire esattamente quale ministro, “qua vengono un po’ tutti”, Sonia copre tutto l’arco costituzionale e anche oltre. La Raggi non ha portato abbracci ma ha telefonato la sua solidarietà. “A mangiare non è mai venuta. Adesso la aspetto”. Intanto i romani, si chiede, dove andranno a pranzo e cena? “Forse al ristorante giapponese, ma forse non sanno che sono tutti gestiti da cinesi”.

 

C’è molta confusione nel Gra, insomma. Anche razzismo? “Come no. Mio figlio mi ha raccontato di ragazzi insultati sull’autobus. Un ragazzino filippino è stato aggredito. Ma come si fa a confondere filippini e cinesi?”. E’ tutto così, pare di capire, anche il razzismo e la psicosi sono alla romana, cioè un po’ come viene. E la Raggi telefona, ma tra topi e spazzatura forse sono i cinesi che rischiano il romavirus. “Piuttosto mi preoccupano le buche!”, dice Sonia, “se caschi dentro, ti rompi una gamba”. Gli spazzini sempre sul pezzo hanno fatto obiezione di coscienza, secondo il Messaggero non spazzeranno qui a Chinatown (non ci accorgeremo molto della differenza, diciamo). Vabbè. Sonia guarda oltre, allo scenario globale. Tra i suoi amici ci sono pure i pezzi grossi della China Airlines, che qui hanno fatto banchetti in onore del progetto della Via della Seta. “Un complotto, per danneggiare l’economia cinese. Ma se la Cina va male, va male l’economia globale”. Intanto arrivano notizie, “i due del Palatino sono peggiorati”, sarebbero i due pazienti cinesi che sono stati ricoverati allo Spallanzani, e che stavano all’hotel Palatino, non lontano da qua, al rione Monti. Qui c’erano mai venuti? “Ma no, io non lavoro coi gruppi”, spiega Sonia, quasi sdegnata: perché lei mica serve i turisti.

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