Il deputato del Pd, Emanuele Fiano, protesta in aula alla Camera (foto LaPresse)

Il voto di fiducia alla manovra e l'attentato in Egitto

Che cosa è successo in Italia e nel mondo in poche righe e senza fronzoli

In Italia

Il voto di fiducia sulla manovra si terrà sabato 29 dicembre alle 18 e 30 alla Camera. A seguire e sino alle 24, dopo la fiducia, ci sarà l’esame dei 244 ordini del giorno. Oggi la seduta è stata interrotta dalle proteste dei deputati dell’opposizione che domandavano di esaminare gli emendamenti. Il capogruppo del Pd alla Camera, Graziano Delrio, contro il presidente dell’Aula, Roberto Fico: “Deve essere figura di garanzia”.

Il Pd ha presentato un ricorso alla Consulta contro l’iter di approvazione della manovra.

 


 

Chiudere gli stadi è un errore, ha detto il ministro dell’Interno, Matteo Salvini, dopo la morte dell’ultras a Milano: “Incontrerò a gennaio le società sportive e i tifosi puliti”.

  


 

Conte non esclude un rimpasto di governo: “Il discorso esula dalla sensibilità del premier, semmai l’esigenza maturerà in seno a una delle forze politiche, verrà comunicata all’altra”.

 


 

Borsa di Milano Ftse-Mib +1,4 per cento. Differenziale Btp-Bund a 254 punti. L’euro chiude in rialzo a 1,14 sul dollaro.

 


 

Nel mondo 

 

 

 

C’è stato un attentato a Giza, nella zona delle piramidi, in Egitto. L’ordigno era stato nascosto vicino a un muro ed è stato fatto esplodere mentre passava un autobus con 14 turisti a bordo. Due vietnamiti sono morti, gli altri sono rimasti feriti. Al momento in cui questo giornale va in stampa non ci sono state rivendicazioni.

 


  

L’esercito siriano è entrato a Manbij, nel nord del paese. La milizia curda Ypg aveva chiesto a Damasco di proteggere la città dalla minaccia di un’offensiva turca. 

 


 

“Si sta formando una nuova carovana”, ha twittato Trump minacciando i democratici di chiudere il confine con il Messico.

L’Amministrazione Trump ha annunciato un nuovo piano sulle emissioni delle centrali a carbone.

  


  

Tre uomini in Svezia finanziavano l’Isis e sono stati incriminati. Altri tre sono stati fermati con l’accusa di progettare attacchi.

  


 

È stato hackerato un database sudcoreano che conteneva i dati di un migliaio di nordcoreani scappati dal loro paese.

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