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Giù le mani dal Giro d'Italia e da Israele

Redazione

Striscioni antisionisti e minacce agli ebrei per il passaggio della corsa a Roma

“Sia chiaro: profanare la memoria di una sopravvissuta alla Shoah e minacciare assalti al quartiere ebraico contro il Giro d’Italia non è una presa di posizione contro Israele, è antisemitismo. Un paese democratico non può permetterlo”. Cosi Ruth Dureghello, presidente della comunità ebraica di Roma, ha commentato il clima d’odio con cui i boicottatori di Israele e gli antisemiti si preparano ad accogliere il Giro d’Italia nella capitale. Due notti fa, sul ponte Spizzichino di Roma, è comparso uno striscione con la bandiera palestinese e slogan contro il Giro partito da Gerusalemme per i 70 anni dello stato ebraico e definito “sporco di sangue”.

 

  

Coincidenza sinistra, il cavalcavia Ostiense porta il nome di Settimia Spizzichino, l’unica ebrea sopravvissuta alla retata nel ghetto di Roma del 16 ottobre 1943. Adolf Eichmann chiamava queste azioni “samstagschlag”, la sorpresa del sabato. Fu quando l’Europa e l’Italia decisero di versare il sangue dei loro ebrei. Ora ricompaiono slogan sul ponte che porta il nome di quella donna che fu anche una partigiana, in una Europa dove si versa nuovamente il sangue degli ebrei, come Mireille Knoll, e si fomenta la guerra santa di chi a Gaza vorrebbe colorare con il sangue degli israeliani il Mediterraneo. Ha ragione la nipote di Settimia Spizzichino, Carla Di Veroli, a commentare cosi la vicenda: “Bandiera e striscioni sono stati già rimossi. Trovo vergognoso e oltraggioso per mia zia, per coloro che nei lager sono stati sterminati e per gli ex deportati, aver compiuto un gesto che ancora una volta, in modo ignobile, tenta di far passare l’equazione Gaza come Auschwitz”. Quello striscione lo avranno messo dieci scalmanati, ma a quella equazione orrenda credono in tanti. Forse i più. E’ lì che si agita l’antisemitismo peggiore.