L'85 per cento dei medici partecipa allo sciopero. A rischio un milione e mezzo di prestazioni
Potrebbero saltare tutti i servizi, compresi esami e radiografie, interventi chirurgici e visite specialistiche. Non è una protesta "strumentale" per contestare il governo Meloni: le rivendicazioni del personale sanitario vanno avanti con costanza da oltre 20 anni
Medici, dirigenti sanitari ed infermieri oggi in piazza in tutta Italia per “esprimere a gran voce tutta la nostra rabbia e la nostra delusione”. Lo sciopero nazionale indetto da Anaao Assomed, Cimo Fesmed, e per il comparto dal sindacato Nursing Up ha registrato nelle regioni adesioni molto alte, fino all’85 per cento, al netto dei contingenti minimi obbligati a rimanere in servizio per garantire le urgenze. Sono almeno cinque le ragioni della protesta degli operatori sanitari, gli "eroi" del Covid che anche questa volta hanno visto tradite le loro attese da una manovra economica che “ignora le esigenze dei professionisti della salute, mette in discussione i loro diritti acquisiti, e dimentica le necessità della sanità pubblica”. Queste ragioni si possono sintetizzare con la richiesta di: assunzioni di personale, la detassazione di una parte della retribuzione, risorse congrue per il rinnovo del contratto di lavoro, la depenalizzazione dell’atto medico e la cancellazione dei tagli alle pensioni.
A rischio nella giornata di oggi 1,5 milioni di prestazioni sanitarie che potrebbero saltare. Più in particolare sono considerati a rischio tutti i servizi, compresi gli esami di laboratorio, gli interventi chirurgici (circa 30mila quelli programmati che potrebbero essere rinviati), le visite specialistiche (180 mila) e gli esami radiografici (50mila). Saranno in ogni caso garantite le prestazioni d’urgenza. E non si pensi ad uno sciopero ‘strumentale’ per contestare l’attuale governo di centrodestra guidato da Giorgia Meloni. Le rivendicazioni e gli scioperi del personale sanitario vanno avanti con costanza da oltre 20 anni. Solo per fermarci agli ultimi anni possiamo ricordare quello del 2015 contro l’allora governo Renzi, quello del 2017 contro il governo Gentiloni e quello del 2018 contro il governo guidato all'epoca da Giuseppe Conte.
Le rivendicazioni non sono dunque solo di carattere economico, ma si chiede un miglioramento delle condizioni di lavoro, dallo stipendio agli orari fino al tema della sicurezza sul luogo di lavoro, anche per cercare rendere più attrattivo il lavoro nella sanità pubblica e porre un freno alla vera e propria fuga dal Servizio sanitario nazionale in atto negli ultimi anni. “Abbiamo sperato fino all’ultimo di trovare interlocutori più attenti e sensibili alle nostre proposte. E invece siamo stati costretti a ricorrere allo sciopero per vedere riconosciuti diritti sacrosanti di ogni medico e dirigente sanitario italiano – ha dichiarato Pierino Di Silverio, segretario nazionale Anaao Assomed –. Siamo stanchi, delusi e arrabbiati per la totale mancanza di rispetto nei confronti di una intera classe professionale e la grande partecipazione di oggi in tutta Italia allo sciopero e alle manifestazioni ne è la dimostrazione. Non è solo questione di soldi, ma di condizioni di lavoro inumane che non riusciamo più a sostenere. Le nostre parole d’ordine sono poche e chiare e continueremo la nostra battaglia, domani e nei giorni a venire perché lavorare con dignità, sicurezza e tranquillità, questa sì è la nostra missione”.
“Il successo dello sciopero di oggi è indicativo del disagio dei medici – ha dichiarato Guido Quici, Presidente della Federazione Cimo-Fesmed –. Negli ospedali di tutta Italia sta montando un grande movimento di protesta che non si esaurirà con la manifestazione di oggi: questo sciopero è solo l’inizio di un percorso volto a difendere la sanità pubblica, tutelare il diritto alle cure dei cittadini e valorizzare i professionisti della salute. I medici infatti si sono sempre fatti in quattro per garantire la migliore assistenza possibile, e sono stati ripagati con una manovra che li deruba delle loro pensioni e che riserva briciole al rinnovo dei loro contratti e al finanziamento del Servizio sanitario nazionale. Intanto però si sovvenziona la sanità privata, interessata solo ai propri profitti. Davanti a tutto questo per troppo tempo siamo stati in silenzio, e abbiamo sbagliato. Adesso è tempo di far sentire forte e chiara la nostra voce, e di dire basta al definanziamento della sanità”. Il 18 è infatti in programma un nuovo sciopero deciso dalle altre sigle della Intersindacale medica. Sotto attacco è la manovra, che "non tutela medici e cittadini", e lo slogan unico è "Salviamo il Ssn".
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