Un fermo immagine del servizio trasmesso dalle Iene

il caso

Si suicida dopo il servizio delle Iene: "La gogna può uccidere", dice l'avvocato

Ermes Antonucci

Un 64enne si finge donna e seduce online un ragazzo che, scoperto l'inganno, si toglie la vita. Dopo che la storia è finita in tv sono arrivate le minacce e anche l'uomo si è ucciso. "Gli hanno reso la vita insopportabile. Valuteremo una denuncia per istigazione al suicidio", dice il legale

La gogna mediatica e social può uccidere. A confermarlo è il caso di Roberto Zaccaria, il 64enne di Forlimpopoli, in provincia di Forlì-Cesena, che domenica si è tolto la vita dopo essere finito al centro di un servizio delle “Iene”, andato in onda martedì scorso. Il programma televisivo aveva raccontato la storia di Daniele, un ragazzo di 24 anni di Forlì che nel settembre 2021 si è ucciso dopo aver scoperto che quella che credeva essere la sua fidanzata, conosciuta online e mai incontrata né sentita, in realtà era un uomo. Si trattava di Roberto.

 

Il rapporto tra Daniele e “Irene”, il nome sotto il quale si celava l’uomo, era andato avanti per un anno. I due non si erano mai incontrati né sentiti. Si erano soltanto scritti via chat: oltre ottomila messaggi nel giro di un anno. “Irene” diceva a Daniele di amarlo, di voler andare a vivere insieme, di  sposarsi. Fino a quando, nel settembre 2021, il ragazzo scoprì di essere stato ingannato. Quando capì che l’amore che aveva coltivato per un anno in realtà non esisteva, scelse di impiccarsi. 

 

Dopo aver scoperto il raggiro, i genitori del ragazzo hanno denunciato chi si celava dietro quel falso profilo, Roberto. L’uomo ha subito un decreto penale di condanna con una multa di 825 euro per sostituzione di persona, ma l’accusa di morte come conseguenza di altro reato è stata archiviata dagli stessi inquirenti, perché non è stato ravvisato un nesso causale fra la morte del giovane e il comportamento dell’uomo.

 

I legali del ragazzo hanno deciso di presentare opposizione alla richiesta di archiviazione e di raccontare la storia alla trasmissione “Le Iene”, che martedì ha mandato in onda un lungo servizio nel quale ha dettagliatamente ricostruito la vicenda, facendo addirittura sentire alcuni degli audio disperati inviati dal ragazzo a “Irene” e mostrando la corda con cui il giovane si è tolto la vita. Anziché fermarsi al racconto della vicenda e aspettare che la giustizia facesse il suo corso, “Le Iene” hanno deciso di andare oltre. Due inviati della trasmissione sono riusciti a rintracciare Roberto. Lo hanno inseguito nel centro di Forlimpopoli, paese di 13mila abitanti, mentre spingeva sua madre in sedia a rotelle, chiedendogli insistentemente davanti alle telecamere perché si fosse comportato in quel modo. L’uomo era andato in onda a volto coperto, ma in molti in paese lo avrebbero comunque riconosciuto, anche per i tatuaggi ben visibili

 

Dopo la messa in onda del servizio, la gogna non si è fermata. La vicenda è stata ripresa da tutti i mezzi di informazione locali. I social, soprattutto i gruppi che raccolgono gli abitanti di Forlimpopoli si sono riempiti di minacce: “Questa merda umana non merita di vivere”, “Non la passerai liscia”, “Forlimpopoli è piccola”, “Nasconditi bene”. Poi in paese sono persino apparsi dei manifesti contro di lui

 

So che aveva sofferto molto a seguito del servizio delle Iene e a seguito dell’affissione a Forlimpopoli di manifesti con la scritta ‘devi morire’, rivolti a lui. Per quei manifesti aveva fatto una denuncia ai carabinieri. Avevamo appuntamento per oggi, penso per fare denuncia contro chi lo aveva messo alla gogna in tv e sul web, ma evidentemente l’appuntamento non ci sarà più”, dichiara al Foglio l’avvocato Pier Paolo Benini, legale di Roberto Zaccaria

 

L’incontro non si è tenuto perché domenica, travolto dalla gogna, Roberto ha deciso di suicidarsi, sembra dalle prime indagini con un mix di farmaci. Il cadavere è stato ritrovato dall’anziana madre.  

 

“Gli hanno reso la vita veramente insopportabile”, aggiunge l’avvocato Benini sconsolato. “Occorrerà valutare se tutto questo sia stato legittimo”. “Mi sembra che gli estremi per chiedere agli inquirenti una valutazione del caso ci siano tutti, cioè per vedere se questa gogna mediatica che gli ha reso la vita impossibile sia avvenuta per fatto o colpa di qualcuno. Su questo, però, credo sia rispettoso attendere prima una decisione dei familiari”, conclude. 

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