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Sei anni fa il terremoto in centro Italia

Il 24 agosto 2016 il sisma colpiva i comuni di Accumuli, Amatrice, Norcia e Arquata del Tronto, causando 299 vittime. I danni, la cronaca di quelle ore e le storie dei cittadini, le reazioni e i ritardi nella ricostruzione 

Era il 24 agosto del 2016, sei anni fa. Erano le tre e trentasei di notte quando una forte scossa di terremoto, di magnitudo sei della scala Richter, colpiva il centro Italia e in particolare la valle del Tronto e la zona dei monti Sibillini, sconquassando i comuni di Accumuli, Amatrice, Norcia e Arquata del Tronto e causando 299 vittime. Fu l'inizio di quella che l'Ingv definirà la sequenza sismica Amatrice-Norcia-Visso. Mesi dopo, in ottobre, la terra, che non si era acquietata, tremò di nuovo. Il commissario straordinario per il sisma Giovanni Legnini oggi ha detto: "Per Amatrice è l'anno della ricostruzione". Ma il sindaco Cortellesi è critico: "Mancano rappresentanti dello stato".


 

In quei giorni la nostra Nicoletta Tiliacos si trovava ad Arquata del Tronto. Ecco il suo racconto

 

Qualche giorno dopo Annalena Benini raggiunse i luoghi della tragedia. Ecco il suo reportage

 

Oltre alle perdite umane, ai ferimenti, alla distruzione di interi abitati, il sisma causò 23,53 miliardi di euro di danni al territorio, come segnalò la Protezione civile all'Ue per avere accesso al Fondo di solidarietà dell’Unione europea (FSUE) a sostegno dei paesi membri colpiti da catastrofi naturali.

  

La ricostruzione procede con estrema lentezza, ma potrebbe subire un'accelerazione grazie ai fondi europei e al PNRR: per la prima volta ci si munisce di un programma finanziario e di un programma di sviluppo per affiancare una ricostruzione fisica. Non c'era mai stata una combinazione tra queste due condizioni, ha ricordato lo scorso anno il commissario straordinario Legnini. 

 

Gabriele D'Angelo ha realizzato per noi questo reportage video con le storie dai paesi del centro Itali. Parlano i cittadini di Accumoli, Castelluccio e Norcia, i paesi colpiti dal sisma del 2016. Alcuni hanno perso i propri cari, molti vivono ancora in abitazioni d'emergenza: "Questo terremoto è un lockdown lungo cinque anni", dicono. Lo spopolamento, la ricostruzione e i tentativi di rinascita.

   

  

All’inizio del 2021, sono aperti circa 2.000 cantieri per la ricostruzione nelle Marche, quasi 600 in Umbria, più di 300 nel Lazio e in Abruzzo. Nel 2020 sono stati portati a termine circa 1.700 interventi, e sono arrivati ai cittadini 406 milioni di euro. Resta però ancora in parte irrisolto il problema delle macerie. Solo due milioni e mezzo di tonnellate sono state finora trascinate via dai luoghi della tragedia. Un quantitativo enorme, eppure ancora insufficiente dato che a cinque anni di distanza dal terremoto rimangono ancora da smaltire per mano pubblica, secondo una stima degli Usr, altre 165mila tonnellate: il numero più alto è in Umbria (62.600), il più basso in Abruzzo (23.000).

  

Una delle cause del ritardo della ricostruzione, come segnalava Stefano Cianciotta nel gennaio del 2018, è stata che "nessuno vuole prendersi più la responsabilità di adottare decisioni e impartire ordini. E chi lo fa, paradossalmente, rischia di essere distrutto dalla scure del potere giudiziario". L'iperburocratizzazione delle procedure e la paura di una ripercussione della magistratura hanno infatti dilatato i tempi. Nel 2021 si è avuto il più alto numero di domande degli ultimi cinque anni. Una parte del merito sono stati i nuovi fondi dati da stato ed Europa, il resto è merito delle 25 ordinanze speciali che consentono di agire in deroga per gli interventi più complessi.

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