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Meno mascherine, più rigatoni: Lamaska torna ai souvenir eno-gastronomici

"Il mercato va scemando". Calano i contagi e tornano i turisti. Così una catena di negozi di mascherine, nata subito dopo la prima ondata dello scorso anno, torna alla sua attività originaria. Segno dei tempi (con ottimismo)

Francesco Cocco

Un'idea partita nel maggio del 2020, nel corso della prima ondata di Covid-19: quella di creare dei negozi che vendessero mascherine coniugando lato estetico, protezione ed eco-sostenibilità. La ebbero Matteo Guerrini, all'epoca appena diciannovenne, e i suoi due fratelli, Luca e Martina, ancora più giovani di lui. 

Nacque così “Lamaska”, con punti vendita a Roma e Venezia: un'esperienza che, ci dice Matteo, ora va verso la fine, con una valutazione fatta ancor prima della probabile abolizione dell'obbligo di mascherine all'aperto di cui si sta discutendo in questi giorni. 


"È un mercato che sta andando scemando, fortunatamente, dopo un anno speriamo di aver superato la piaga del Covid", spiega Matteo. "Lamaska sta finendo, credo che torneremo a quella che resta la nostra attività di famiglia da cinquant'anni, che è la vendita di souvenir eno-gastronomici". Già adesso la gente compra meno mascherine: "Il picco fu a settembre-ottobre dell'anno scorso, più o meno in corrispondenza della seconda ondata. Adesso siamo a un po' più in calo rispetto ai livelli di vendita passati, però lo avevamo messo in conto".


Così come si era già messo in conto il fatto che prima o poi il governo avrebbe abolito l'obbligo di mascherina all'aperto: "Già da un paio di mesi stavamo studiando tutte le possibilità di chiusura, di liquidazione e di riconversione a quella che era la nostra attività precedente".

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