Cosmopolitics

Carole Cadwalladr ci porta nella guerra d'informazione di Putin: dura dal 2014, ha le armi

Paola Peduzzi

La giornalista britannica mette in fila tutto quel che è successo dall'annessione della Crimea: la chiamavamo "interferenza", era guerriglia

La guerra di Vladimir Putin all’occidente dura da otto anni, “ma soltanto adesso che abbiamo visto i carri armati ce ne siamo accorti”, dice Carole Cadwalladr, giornalista investigativa britannica: “Il velo sta cadendo sotto i nostri occhi e oggi possiamo vedere il progetto russo per intero”. In realtà la Cadwalladr il velo non lo ha mai nemmeno considerato: unisce i puntini della propaganda e della strategia di destabilizzazione russa da sempre e per questo è da molto tempo sotto attacco: si è sentita dire che è fissata, ossessionata, che vede il complotto russo ovunque. Li avrete visti i meme che la riguardano: sembra pazza.

I social media ci hanno resi vulnerabili”, ci dice la Cadwalladr, e questo miscuglio di ingerenze politiche, di notizie manipolate, di attacchi cyber e di avvelenamenti ci hanno portato a quella che questa giornalista attenta e battagliera definisce “the first Great Information War”, la prima grande guerra dell’informazione, “e l’idea che sia appena cominciata, e non sia invece in corso da tempo, è una bugia: ci hanno detto, mi hanno detto più volte che la mia era un’ossessione, un’invenzione, ma non è così”.

La Cadwalladr ricostruisce i fatti salienti di questa guerra: inizia in Donbas e in Crimea nel 2014, con la “battaglia ibrida” degli omini verdi, del referendum non riconosciuto e della tecnologia, che “in modo quasi invisibile ha manipolato cuori e menti”. La guerra in Ucraina è stata un laboratorio di questa guerra che intanto si è spostata altrove attraverso Facebook, attraverso Cambridge Analytica (la Cadwalladr è stata la prima a spiegare come funzionava il traffico di dati e informazioni che ha portato alle ingerenze che hanno caratterizzato l’elezione di Donald Trump nel 2016): “Continuiamo a dire ‘interferenza’, ma il termine non è giusto: era guerriglia. Così come  le ads di Facebook non erano degli spot, erano guerriglia”. Anche la Brexit e gli intrecci tra i russi e la politica britannica – “ma non solo: in Italia ci sono molti esempi di questo intreccio”, dice la Cadwalladr – fanno parte della guerra dell’informazione, anche se il momento in cui tutto è stato chiaro, secondo questa giornalista, è stato l’avvelenamento dell’ex spia russa Sergei Skripal in territorio inglese: “L’intelligence militare russa utilizza uno strumento militare”, il novichok, e noi continuiamo a parlare di interferenze?

La decisione dell’Amministrazione Biden di rendere trasparenti le informazioni di intelligence “è stata uno stravolgimento” di come abbiamo sempre inteso le informazioni di guerra, dice la Cadwalladr: il velo era già caduto.

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  • Paola Peduzzi
  • Scrive di politica estera, in particolare di politica europea, inglese e americana. Tiene sul Foglio una rubrica, “Cosmopolitics”, che è un esperimento: raccontare la geopolitica come se fosse una storia d'amore - corteggiamenti e separazioni, confessioni e segreti, guerra e pace. Di recente la storia d'amore di cui si è occupata con cadenza settimanale è quella con l'Europa, con la newsletter e la rubrica “EuPorn – Il lato sexy dell'Europa”. Sposata, ha due figli, Anita e Ferrante. @paolapeduzzi