il quinto giorno

Nessuna tregua durante i negoziati ma aumenta l'offensiva contro Kharkiv

Micol Flammini

C'è il sospetto che sulla seconda città ucraina i russi abbiano lanciato bombe a grappolo. Le delegazioni di Kyiv e Mosca dicono di aver identificato punti in comune e forse ci saranno altri incontri. Ma i piani di Putin per una "nuova èra" non coincidono con quelli di Zelensky, che firma la richiesta di adesione all'Ue

Roma. La delegazione russa e quella ucraina si sono incontrate mentre Kharkiv subiva i bombardamenti più pesanti dall’inizio della guerra. L’attacco si è concentrato nella parte nord-orientale della seconda città più grande dell’Ucraina; secondo alcuni esperti sono state usate bombe a grappolo, vietate da un trattato ratificato da 110 paesi, che hanno fatto molti morti. Non c’è ancora un numero esatto, ma le foto che provengono da Kharkiv mostrano strade sporche di sangue, cadaveri, bombe conficcate nell’asfalto. I colloqui al confine tra la Bielorussia e l’Ucraina non hanno portato a una tregua, e nonostante le novità dal fronte  le delegazioni  sono  pronte a rivedersi, sono stati previsti altri due round di negoziati probabilmente al confine con la Polonia, ma le date e la disponibilità verranno comunicate dopo aver riferito a Kyiv e a Mosca il risultato delle conversazioni.

 

La diplomazia prova a muoversi ancora, il presidente francese, Emmanuel Macron, ha telefonato al presidente russo, Vladimir Putin, che ha messo sul tavolo le sue condizioni per la fine della guerra: considerazione incondizionata dei legittimi interessi della Russia nel campo della sicurezza; riconoscimento della sovranità russa in Crimea; smilitarizzazione e denazificazione dell’Ucraina e la sua neutralità. Nonostante la Russia non sia riuscita a ottenere la guerra lampo che sperava, e sia stata colpita dai primi pesanti effetti delle sanzioni economiche, Putin non fa concessioni: è ancora convinto di poter vincere questa guerra. Ieri, l’agenzia di stampa russa, Ria Novosti, ha pubblicato per errore un articolo dal titolo “La soluzione della questione ucraina”, il pezzo era stato scritto per essere diffuso dopo la vittoria contro Kyiv. Il tema dell’articolo è che la guerra, che viene chiamata “operazione”, è una sconfitta per il progetto dell’occidente di sconfiggere Mosca,  ormai fallito dopo che Putin è riuscito a riportare l’Ucraina alla sua storica unione slava con Mosca e Minsk. “Una nuova èra” che ripara gli errori del 1991 e ammette che si è trattato di una guerra fratricida, ma dice anche che ormai russi e ucraini potranno convivere senza problemi perché l’Ucraina non è più antirussa.

 

L’Ucraina non era antirussa, lo  è diventata nel 2014 quando  Mosca ha iniziato a comportarsi come un nemico e ora, dopo essere stata attaccata militarmente,  di un’amicizia con la Russia, Kyiv non vuole più saperne. Lunedì il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, ha firmato la richiesta di ammissione dell’Ucraina nell’Ue. I partner europei hanno frenato l’entusiasmo del presidente, il processo sarà lungo,  ma Bruxelles che ha già preso decisioni senza precedenti per aiutare Kyiv.  Anche se l’ingresso dell’Ucraina nell’Unione europea rimane lontano, prosegue  lo sforzo degli europei per mandare armi e rifornimenti, anche la Finlandia ha detto che ne manderà e l’Italia ha promesso l’invio di mitragliatrici e missili antiaerei. Il problema sarà però far arrivare i rifornimenti in una situazione in cui è la Russia a dominare lo spazio aereo ucraino e gli alleati non possono fornire copertura aerea. 

 

Il Financial Times ha provato a risolvere il problema delle consegne e vari esperti hanno suggerito che i trasporti dovranno essere terrestri, probabilmente passando per la Polonia visto che è il paese con il confine più esteso e l’Ungheria si rifiuta di far passare armi sul suo territorio. Inoltre i rifornimenti vanno anche portati in luoghi sicuri e seguendo delle traiettorie che i russi non possano identificare, ci vorranno più giorni del previsto e se le città sono accerchiate la consegna si fa più complessa. Zelensky ha detto  di aver bisogno di munizioni e la scarsità si fa sempre più urgente:  le unità tattiche all’inizio dei combattimenti avevano rifornimenti per dieci giorni, siamo ormai entrati nel sesto. 

 

Anche i russi hanno bisogno di rifornimenti e le immagini dei satelliti mostrano convogli che si muovono dai confini con carburante, logistica e veicoli blindati. La paura è che la resistenza di Kyiv si possa scontrare con la potenza di Mosca, che finora ha usato male le sue forze, ma ne ha ancora, e può alzare il livello dell’aggressività. 

  • Micol Flammini
  • Micol Flammini è giornalista del Foglio. Scrive di Europa, soprattutto orientale, di Russia, di Israele, di storie, di personaggi, qualche volta di libri, calpestando volentieri il confine tra politica internazionale e letteratura. Ha studiato tra Udine e Cracovia, tra Mosca e Varsavia e si è ritrovata a Roma, un po’ per lavoro, tanto per amore. Sul Foglio cura con Paola Peduzzi l’inserto EuPorn in cui racconta il lato sexy dell’Europa, ed è anche un podcast.