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La casa reale inglese sa tutto di noi, anche come si curano i dolori urlando parolacce

Paola Peduzzi

Julia Samuels, la Brexit e la corona che ha pensato di darci, in questo 2018 di calcoli e proiezioni snervanti, un piccolo principe e una grande principessa

La casa reale inglese sa tutto di noi, sa che non ce la facciamo più a parlare di Brexit e divorzi e conti da pagare e capricci da curare, e che soprattutto non ci va, mentre inventiamo metafore matrimoniali come se fossimo tutti esperti di affari di cuore, di scendere nei dettagli, studiare le traiettorie dei banchi di merluzzi o le carte indecifrabili dei centinaia e più trattati commerciali da rinegoziare. La casa reale inglese sa che, di questo passo, arriveremo al marzo del 2019 stremati, insofferenti, incattiviti, e non ci vuole tutti tristi e pensosi e luttuosi: ci vuole un po’ di leggerezza per salvarsi dai mali del cuore, e della Brexit.

 

Ecco che allora la Regina si presenta alle sfilate, seduta composta e divertita in prima fila, così perfetta che, ubriachi di fake, troll, complotti come siamo, abbiamo pensato per un attimo che quell’istantanea fosse una bufala. Ma la casa reale inglese sa di che cosa abbiamo bisogno, ha passato decenni a studiarci, vicini e lontani, non sbaglia, e così ha pensato di darci, in questo 2018 di calcoli e proiezioni snervanti, un piccolo principe e una grande principessa. Molte immagini da guardare e commentare, tacchi alti su gambe perfette, una dimestichezza con la mondanità che ce la sognavamo da tempo, da vent’anni almeno. Di più, ci ha dato la formula per gestire il nostro dolore, ci ha detto: quando ricevi una brutta notizia, sfogati, di’ tutte le parolacce che ti vengono in mente, urlale pure, ti fa bene. E’ quel che sostiene Julia, che per chi si droga di casa reale inglese per sentirsi meglio non ha nemmeno bisogno di un cognome.

 

Julia Samuels era amica di Diana, andavano al cinema insieme, a cena, in palestra, alle mostre e agli eventi, a volte Julia chiedeva a Diana se poteva passare lei a recuperare i suoi bambini che andavano nella stessa scuola dei principini (non accadeva mai il contrario). Ereditiera e socialite, Julia si è occupata da psicoterapeuta di dolore e di lutti familiari, prima curando i genitori che perdono un figlio e poi i figli che perdono un genitore, come l’erede al trono britannico e suo fratello. Ora ha parlato molto con la promessa sposa di Harry, Megan Markle, che dal 19 maggio prossimo si affaccenderà a scaldare i cuori dei nostalgici della principessa del popolo.

 

In un’intervista pubblicata ieri dal Times, Julia racconta perché ha deciso di occuparsi del dolore e dei lutti, lei che è convinta che nell’epoca vittoriana fossero tutti molti estroversi nei confronti della morte e repressi per quel che riguarda il sesso e che ora il paradigma si sia ribaltato. Non è il dolore del lutto che danneggia le persone, dice Julia, ma “le cose che le persone fanno per evitare la sofferenza”. I rimpianti fanno “deragliare” il lutto, quello che avresti voluto dire, quello che avresti voluto far sapere, quello che non puoi più correggere, mentre urli parolacce al mondo intero. Julia non ha aiutato i figli di Diana a elaborare il loro lutto, con gli amici e con le persone che ami non si è quasi mai consiglieri professionisti, puoi al limite offrire una spalla su cui piangere, ma Julia dice che era arrabbiatissima per la morte della principessa, “lo sono ancora”, ammette. Però oggi fa da madrina al principino George e da consigliera alla Markle, e mentre dispensa suggerimenti utili a tutti, vicini e lontani – parlatevi, abbracciatevi, la morte non è un tabù – ci ricorda che la casa reale inglese sa tutto di noi, ci cura anche se non lo sappiamo. E mentre malediciamo questi inglesi che, incapricciati di euroscetticismo, ci stanno facendo diventare matti, ci ritroviamo a pensare, sempre più spesso, che dio ce la salvi davvero, questa Regina.

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  • Paola Peduzzi
  • Scrive di politica estera, in particolare di politica europea, inglese e americana. Tiene sul Foglio una rubrica, “Cosmopolitics”, che è un esperimento: raccontare la geopolitica come se fosse una storia d'amore - corteggiamenti e separazioni, confessioni e segreti, guerra e pace. Di recente la storia d'amore di cui si è occupata con cadenza settimanale è quella con l'Europa, con la newsletter e la rubrica “EuPorn – Il lato sexy dell'Europa”. Sposata, ha due figli, Anita e Ferrante. @paolapeduzzi