(foto LaPresse)

Contro mastro ciliegia

Le belle lacrime di Ibra

Maurizio Crippa

L’attaccante svedese è stato non solo un fuoriclasse, ma uno dei giocatori più belli da vedere per tanti anni. Meglio la sua commozione e il suo saluto di chi va a svernare nel deserto

Vale sempre la pena salutare con riconoscenza qualcuno che ci ha fatto vivere momenti belli, e godere di un gran bel gioco che è il calcio. E sono davvero caccole inutili tutte quelle sparacchiate da certi tifosi che gli hanno dedicato sfottò e persino insulti per una coppa non vinta, o per un cambio di colori e di sponda del Naviglio. Zlatan Ibrahimovic è stato non solo un fuoriclasse, ma uno dei giocatori più belli da vedere per tanti anni, 988 partite e 573 gol. Ha fatto vincere molte squadre, non ce l’ha fatta con la sua Svezia, ma forse non ne aveva mai amata una.

A differenza di tanti campioni è sempre stato un capitano di ventura, una “lancia libera” al servizio dei suoi re provvisori. E quando era in servizio, dava tutto. Un solitario, che s’era costruito quella armatura da “Dio del calcio”, da “Io sono Ibra”, forse per proteggersi da quel non essere di nessuno e di nessun popolo. Se ora davvero ha trovato la sua “famiglia”, ha detto, nella sua ultima squadra, bene per lui. Domenica davanti al pubblico di San Siro si è commosso, le lacrime agli occhi e la voce rotta. Lui, il guerriero inossidabile. E non avrà vinto la coppa e i palloni d’oro, ma in fondo sono meglio quelle lacrime, quel saluto, che finire a svernare dimenticati dal dio del calcio nel deserto, per un po’ di milioni.

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  • Maurizio Crippa
  • "Maurizio Crippa, vicedirettore, è nato a Milano un 27 febbraio di rondini e primavera. Era il 1961. E’ cresciuto a Monza, la sua Heimat, ma da più di vent’anni è un orgoglioso milanese metropolitano. Ha fatto il liceo classico e si è laureato in Storia del cinema, il suo primo amore. Poi ci sono gli amori di una vita: l’Inter, la montagna, Jannacci e Neil Young. Lavora nella redazione di Milano e si occupa un po’ di tutto: di politica, quando può di cultura, quando vuole di chiesa. E’ felice di avere due grandi Papi, Francesco e Benedetto. Non ha scritto libri (“perché scrivere brutti libri nuovi quando ci sono ancora tanti libri vecchi belli da leggere?”, gli ha insegnato Sandro Fusina). Insegue da tempo il sogno di saper usare i social media, ma poi grazie a Dio si ravvede.

    E’ responsabile della pagina settimanale del Foglio GranMilano, scrive ogni giorno Contro Mastro Ciliegia sulla prima pagina. Ha una moglie, Emilia, e due figli, Giovanni e Francesco, che non sono più bambini"