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Contro mastro ciliegia

Che Santità che faceva. Il miracolo di Fazio con il Papa ospite è geniale

Maurizio Crippa

Gli ascolti dell'intervista a Francesco certificano che la religione è comunque maggioranza nel paese reale. Ma la vera cosa che avremmo voluto vedere e udire sono quei 30 minuti mancanti, in cui si sono detti la pura Verità

Per battere l’Amica geniale devi avere un ospite geniale, e il colpo di genio di un’intervista che ça va sans dire resterà nella storia, anche più di Lady Gaga. E Fabio Fazio ha avuto ça va sans dire tutt’e due, il colpo di genio e l’ospite geniale. Così ha fatto otto milioni contro sei e mezzo, certificando che nel paese in cui la lettura al femminile è virtù di maggioranza la religione è comunque maggioranza nel paese reale. Quindi Papa Francesco intervistato in diretta (o differita, ma a chi frega del sesso degli angeli?) a “Che tempo che fa”, è un evento epocale. Con tutto quanto il rituale laico, cioè religioso. A partire dallo studio che si alza ad applaudire prima ancora che quello abbia detto “pax vobiscum”, esattamente come i grandi elettori hanno applaudito cinquantacinque volte Mattarella senza aver compreso una sola volta di che stesse parlando, il sant’uomo. Ma così è la tivù, anche quando l’evento è nuovo si è sempre dalle parti del rito. Del resto anche Gesù Bambino lo festeggiamo tutti gli anni, senza domandarci se nasca davvero ogni volta. Il grande incontro ecumenico tra Fabio Fazio e Papa Francesco non poteva non avvenire. Non poteva non essere un trionfo. Non poteva che andare come è andato.


Tanto che, pure questo ça va sans dire, si potrebbe farne la recensione anche senza averla vista, la puntata di “Che tempo che fa”. Come ci è effettivamente accaduto. Un po’ perché quel che dice Francesco lo abbiamo già sentito enne volte, un po’ perché quello che gli ha comprensibilmente chiesto il conduttore lo sapevamo già. Vediamo. Gli avrà chiesto della guerra (sì); dei migranti (sì); della salvezza del pianeta (sì); della ricchezza e della povertà (sì). Lui avrà risposto che la guerra è assurda (sì); che sui migranti siamo criminali (sì); che i poveri vanno amati (sì); che il pianeta va custodito (sì). Anche senza aver visto, è immaginabile pure il tripudio del pubblico a casa, ignaro che il Papa sia in tv tutti i santi giorni. Un utente di Twitter ha commentato: “Puoi avere fede o no. Ma non puoi negare che Francesco sia un Grande Uomo”. Mica pizza e fichi.


Però c’è qualcosa che invece sarebbe veramente bello sapere, come in un supplemento di parresia, ed è ciò che accomuna me al resto dei miei fratelli che invece hanno visto e udito: ed è esattamente quello che non abbiamo visto né udito. Insomma quel magnifico rebus dei 30 minuti trascorsi in due, in un amen, come con chiarezza evangelica ha testimoniato l’orologio del Papa, che a un certo punto segnava le 17 e due minuti dopo faceva invece le 17 e 30. Che cosa si sono detti, in quei 30 minuti? In quale settimo cielo o girone infernale saranno trasmigrati, lasciando vuoto lo schermo? (Perché vogliamo escludere, da bravi complottardi, che il Pontefice abbia chiesto semplicemente un time out per telefonare a padre Spadaro).


Mistero della fede e della laica chiesa di Fazio. Se non li hanno fatti vedere, se li hanno tagliati al montaggio, sono di certo importanti, densi di rivelazione. Che si saranno detti? Fazio gli avrà chiesto papale papale degli abusi dei preti, e lui avrà scaricato la colpa su…? Oppure: ci spieghi una volta per tutte perché l’aborto è un killeraggio. Dialogo schietto, risposte da far riflettere anche il pubblico di Rai 3. O si saranno detti cosa pensano del Mattarella bis? Niente, di quei 30 minuti che avrebbero cambiato la storia del Papato e della tv nulla sapremo. En attendent “Che giudizio universale che fa”. 

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  • Maurizio Crippa
  • "Maurizio Crippa, vicedirettore, è nato a Milano un 27 febbraio di rondini e primavera. Era il 1961. E’ cresciuto a Monza, la sua Heimat, ma da più di vent’anni è un orgoglioso milanese metropolitano. Ha fatto il liceo classico e si è laureato in Storia del cinema, il suo primo amore. Poi ci sono gli amori di una vita: l’Inter, la montagna, Jannacci e Neil Young. Lavora nella redazione di Milano e si occupa un po’ di tutto: di politica, quando può di cultura, quando vuole di chiesa. E’ felice di avere due grandi Papi, Francesco e Benedetto. Non ha scritto libri (“perché scrivere brutti libri nuovi quando ci sono ancora tanti libri vecchi belli da leggere?”, gli ha insegnato Sandro Fusina). Insegue da tempo il sogno di saper usare i social media, ma poi grazie a Dio si ravvede.

    E’ responsabile della pagina settimanale del Foglio GranMilano, scrive ogni giorno Contro Mastro Ciliegia sulla prima pagina. Ha una moglie, Emilia, e due figli, Giovanni e Francesco, che non sono più bambini"