(Foto Pixabay)

Il fucile di Cechov e l'opzione spray alla panna montata

Maurizio Crippa

Nessuno mette in libera vendita le bombolette al peperoncino senza sapere che prima o poi qualcuno sparerà

In base alla nota regola drammaturgica di Cechov, se nella prima scena di un dramma compare un fucile appeso al muro, prima dell’ultima scena quel fucile sparerà. Non ce l’aveva con le armi, il vecchio Anton, ne faceva soltanto una questione di logica. E’ improbabile che l’adolescente (se poi è lui, se è andata davvero così) di Corinaldo fosse un frequentatore di letteratura russa, e in ogni caso non è colpa di Sfera Ebbasta. Probabilmente non leggevano Cechov nemmeno alla scuola di Pavia, né il pensionato che ha interrotto una festa rumorosa dei vicini di casa con una pistola spara-peperoncino, né la ragazza che l’ha usata all’Ikea, o quelli che l’hanno spruzzato in una scuola di Bussolengo (sono cronache recenti). Togliete dal muro il fucile e metteteci lo spray al peperoncino. È legale possederlo, facile acquistarlo, basta avere compiuto 16 anni.

 

Il ministero dell’Interno lo ha liberalizzato dal 2011, e dunque non c’entra Salvini. Anche se mesi fa un quotidiano nazionale a diffusione salviniana ha fatto una campagna libertaria per le pistole al peperoncino. La domanda è a cosa serva, davvero. L’uso dello spray è per autodifesa contro le aggressioni, e dunque ha forse a che fare soprattutto con la paura. Il punto è che nessuno, anche senza essere Cechov, mette in libera vendita lo spray al peperoncino senza sapere che prima o poi qualcuno sparerà. Si potrebbe provare a sostituirlo con le bombolette di panna montata? La possibilità che producano panico in un luogo chiuso è uguale. Ma è più facile che finisca a torte in faccia, come nelle comiche, invece che in tragedia.

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  • Maurizio Crippa
  • "Maurizio Crippa, vicedirettore, è nato a Milano un 27 febbraio di rondini e primavera. Era il 1961. E’ cresciuto a Monza, la sua Heimat, ma da più di vent’anni è un orgoglioso milanese metropolitano. Ha fatto il liceo classico e si è laureato in Storia del cinema, il suo primo amore. Poi ci sono gli amori di una vita: l’Inter, la montagna, Jannacci e Neil Young. Lavora nella redazione di Milano e si occupa un po’ di tutto: di politica, quando può di cultura, quando vuole di chiesa. E’ felice di avere due grandi Papi, Francesco e Benedetto. Non ha scritto libri (“perché scrivere brutti libri nuovi quando ci sono ancora tanti libri vecchi belli da leggere?”, gli ha insegnato Sandro Fusina). Insegue da tempo il sogno di saper usare i social media, ma poi grazie a Dio si ravvede.

    E’ responsabile della pagina settimanale del Foglio GranMilano, scrive ogni giorno Contro Mastro Ciliegia sulla prima pagina. Ha una moglie, Emilia, e due figli, Giovanni e Francesco, che non sono più bambini"