Ilary Blasi (foto LaPresse)

Oscar dell'ottimismo ai coraggiosi che menano i molesti

Maurizio Crippa

E' il momento di applaudire a una nuova tendenza della resistenza umana, civile e antisovranista: menarli più forte

Mai avremmo pensato di dover tornare a parlare di Fabrizio Corona, e nemmeno di Ilary Blasi, l’ex fantasista della Roma. Ma i tempi sono questi, e cupi, e pullulano per ogni dove di cafoni, di urlatori, di politici finti ma autentici stalker seriali. Di Lorelle Cuccarini che sbucano dalla cucina e s’infatuano di Marcello Foa. Quindi è il momento di applaudire a una nuova tendenza della resistenza umana, civile e antisovranista: menarli più forte. Con coraggio e punto a basta. Oggi, a Firenze, si vorrebbe quasi istituire l’Oscar Ottimista dei Bastonatori di Stronzi. Primo premio a Ilary, che al fotoreporter malvissuto e sboccato ha chiuso per bene la bocca, “caciottaro”, come fosse una Thatcher dell’etere. E’ sulla scia della statista Mara Carfagna, che stampò sui denti a Salvini in difesa del Parlamento: “La prego di non fare polemiche. Le regole valgono anche per lei”. Un premio anche a Cattelan (quello bravo, quello della tv). Ha risposto “crepi” a chi gli aveva detto “in bocca al lupo”, lo hanno coperto di insulti animalisti decerebrati. Lui è andato in video e li ha bastonati come tanti randagi, elargendo una lezione di buon italiano e di buon senso. Persino quel pacioccone istituzionale di Antonio Tajani mai avremmo pensato di doverlo premiare per la sua nuova ghirba da duro. Nigel Farage s’è permesso di ridere di una sua affermazione assennata, e lui l’ha sistemato: “C’è poco da ridere, risus abundat in ore stultorum”. Applausi dell’Aula. Poi l’ha guardato fisso per venti secondi, con occhi di bragia. E quello zitto, come un boccale di birra svuotato. Bravi. Resistere.

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  • Maurizio Crippa
  • "Maurizio Crippa, vicedirettore, è nato a Milano un 27 febbraio di rondini e primavera. Era il 1961. E’ cresciuto a Monza, la sua Heimat, ma da più di vent’anni è un orgoglioso milanese metropolitano. Ha fatto il liceo classico e si è laureato in Storia del cinema, il suo primo amore. Poi ci sono gli amori di una vita: l’Inter, la montagna, Jannacci e Neil Young. Lavora nella redazione di Milano e si occupa un po’ di tutto: di politica, quando può di cultura, quando vuole di chiesa. E’ felice di avere due grandi Papi, Francesco e Benedetto. Non ha scritto libri (“perché scrivere brutti libri nuovi quando ci sono ancora tanti libri vecchi belli da leggere?”, gli ha insegnato Sandro Fusina). Insegue da tempo il sogno di saper usare i social media, ma poi grazie a Dio si ravvede.

    E’ responsabile della pagina settimanale del Foglio GranMilano, scrive ogni giorno Contro Mastro Ciliegia sulla prima pagina. Ha una moglie, Emilia, e due figli, Giovanni e Francesco, che non sono più bambini"