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Non ce l'abbiamo fatta con "Avatar 2", aspettiamo i formiconi di Michael Giacchino

Mariarosa Mancuso

Ancora ricordiamo la noia del primo film con gli spilungoni blu, anno 2009 per chi ha avuto la fortuna di scamparla. Come prossima ossessione pop, c'è da aspettare il remake di "Them!", horror del '54 con gli insetti giganti, lo firma il gran compositore delle colonne sonore Pixar, ora anche regista

Non ce l’abbiamo fatta. Non ce la possiamo fare. Ancora ricordiamo la noia del primo “Avatar”, anno 2009 per chi ha avuto la fortuna di scamparla. Sembrava che il 3D fosse sul punto di rivoluzionare il cinema. Non solo: i bravi ragazzi che adesso scagliano minestroni contro i girasoli del povero Van Gogh (convinti che verdura e frutta crescano belle e rugiadose come al supermercato, mai una mela marcia) si sarebbero trasferiti sul pianeta Pandora con i giganti blu: un po’ di umano, un po’ di cibernetico, e se fai male alla natura poi devi chiedere scusa. 

Non solo non riusciamo a entrare nei cinema che proiettano “Avatar - La via dell’acqua”, bis di James Cameron che ha già pronto un tris. Ogni volta che leggiamo un articolo sul maestro degli uomini blu che vogliono bene alla natura come alla loro mamma – madre natura, sì, ma mica in questo senso – abbiamo voglia di fuggire lontano. Bilge Ebiri, critico di Vulture, ha scritto “è il suo film più personale”. Etichetta per noi micidiale, viene voglia di rifugiarsi dentro l’orgia di “Babylon”, regia di Damien Chazelle, e non uscirne fino al prossimo film per spettatori adulti. “Babylon” uscirà il 19 gennaio, ma intanto su Netflix c’è il magnifico “Rumore bianco” di Noah Baumbach, dal romanzo di Don DeLillo.

C’è ancora gente che ha ossessioni culturali e pop, unica forma concessa di autobiografia. Michael Giacchino, compositore per i film Pixar (e per molti altri), ha nel cuore da quando era piccolo i formiconi di “Them!”, titolo italiano “Assalto alla terra”. Nove anni dopo Hiroshima, il film di Gordon Douglas immaginava un’esplosione nucleare nel New Mexico, con ingigantimento delle creature. Gli effetti speciali erano rudimentali, ma la potenza della storia, e della bambina terrorizzata che urla “eccoli, eccoli!” ne fanno un classico dell’horror che non aveva bisogno della fauci spalancate e ahimè bavose di un tirannosauro per spaventare.

Michael Giacchino ha deciso di correre il rischio, come Guillermo del Toro con il “Mostro della Laguna Nera” (stesso anno benedetto, 1954). In “La forma dell’acqua” la creatura divora uova e si innamora di Sally Hawkins. Il compositore non è nuovo del mestiere. Da piccolo risparmiava per comprarsi vecchie pellicole, le grattava con i bisturi per simulare gli effetti speciali e costringeva il fratello Anthony a recitare (sono rimasti amici, e ora Anthony gli fa da produttore). Ha qualche esperienza da regista anche da grande. L’anno scorso ha diretto “Werewolf by Night”, con Gael Garcia Bernal: la storia di un vampiro che sfrutta il suo vizietto per fare del bene. Se poi Giacchino volesse continuare, suggeriamo un bel remake dei “baccelloni”, “L’invasione degli ultracorpi” di Don Siegel.

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