Un fotogramma da "Spencer" di Pablo Larrain 

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La Diana di Pablo Larraín e Kristen Stewart, “una favola, tratta da una tragedia”

Mariarosa Mancuso

Il sogno di Anna Bolena, la seconda moglie che Enrico VIII fece decapitare. Fantastici siparietti con la servitù: sono le scene più originali e briose. E poi, Maggie Gyllenhaal con “The Lost Daughter”, tratto da Elena Ferrante

Prima o poi il tonfo arriva, quest’anno è toccato a Maggie Gyllenhaal, deliziosa attrice ma zoppicante regista di “The Lost Daughter”. In concorso, ovvio, perché dietro il titolo internazionale si nasconde “La figlia oscura” di Elena Ferrante, anno 2006. Scrittrice fantasma (o forse scrittore, chi riuscisse ad accertarsene farà piazza pulita di una tonnellata di discorsi sul femminile). Amatissima in Italia e ancor più negli Usa, che hanno il vantaggio di leggerla in traduzione.

La resa è in realtà fedelissima. Unico merito: rendere chiari e distinti gli ingredienti del “pasticcio Ferrante”. Scrittura cinematografica incerta: primi piani a vanvera, capelli spettinati, macchina da presa che si insinua tra le madri e le figlie – suvvia, riuscivano solo a John Cassavetes. Madri e figlie ugualmente insopportabili (pure una bambola qui fa la sua parte). Un’idea di cultura francamente ridicola: il professore di cui Leda si innamora è una terribile macchietta – e del resto lei gli sussurra “mi chamo Leda, tutti pensano allo stupro”. Cast strepitoso – da Dakota Johnson a Olivia Colman – reso antipatico dalla bruttezza del film, trasferito dall’Italia del sud all’isola greca.

Con “Spencer” il cileno Pablo Larraín (secondo capitolo dopo “Jackie” sulle donne belle e sfortunate) insiste sulla principessa Diana. Serve un bel coraggio, dopo la serie The Crown e l’interpretazione di Emma Corrin. Corre il rischio insieme a Kristen Stewart, che ha lavorato tanto e qualche volta tradisce lo sforzo (il resto lo fa il guardaroba, più curato dei panni che vestivano la vedova Kennedy). Sono i giorni della separazione, a Natale del 1991. Il regista avverte subito che si tratta di “una favola, tratta da una tragedia”.

Nella tenuta di Sandringham la regina non fa accendere i riscaldamenti (non abbastanza, aggiungono coperte). I bambini si lamentano per le notti gelate, eppure Diana si perde in campagna guidando in tailleur una macchina scoperta. Il cuoco e la sua brigata sono pronti per le grandi manovre, Diana sogna Anna Bolena, la seconda moglie che Enrico VIII fece decapitare alla Torre di Londra per tradimento, mentre l’adultero era lui. Lo sceneggiatore (britannico) Steven Knight ha organizzato fantastici siparietti con la servitù: sono le scene più originali e briose.

Due film in concorso per spettatrici (o royal watcher, o elenaferrante watcher). Fuori concorso, il film per i maschi, e chi ha urgente bisogno di un’altra fantascientifica saga: “Dune”, diretto da Denis Villeneuve dopo la versione di David Lynch. Timothée Chalamet è il pallido principe diviso tra il padre guerriero e la madre che se la fa con le streghe. Sul pianeta sabbioso dove i vermi giganti scavano enormi gallerie: questo e poco altro ricordavamo del bestseller di Frank Herbert.