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Venezia 2021

"No, non sono come Diana. Se voglio posso essere un'outsider". Intervista a Kristen Stewart

Giuseppe Fantasia

Alla Mostra del cinema è il giorno di "Spencer", pellicola diretta da Pablo Larraín sulla principessa Diana. L'intervista del Foglio alla sua interprete, in corsa per la Coppa Volpi femminile

Venezia – “Tutti noi sappiamo cosa sia una favola, ma una come Diana Spencer ne ha cambiato il paradigma ridefinendo per sempre le icone idealizzate della cultura pop. Questa storia? È quella di una principessa che ha deciso di non diventare regina scegliendosi da sola la propria identità. Una vera e propria favola al contrario dove tra i cattivi c’è un passato che aleggia e impera in una famiglia già fin troppo ingombrante di suo”.

Alla 78esima Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia, oggi è stato il giorno della losangelina Kristen Stewart che al suo arrivo al Lido, ha riportato per qualche ora un caldo fuori dall’ordinario, complice – non vi è dubbio - anche la sua jumpsuit corta in tweed di Chanel che ha lasciato decisamente ben poco spazio all’immaginazione. Tra fotografi impazziti e fan in adorazione, la trentunenne ex diva di Twilight è riuscita comunque ad arrivare all’incontro per parlarci di Spencer, il nuovo film del cileno Pablo Larraín con cui concorre alla Colpa Volpi per la Migliore Interpretazione Femminile. Una storia che si concentra sui tre giorni trascorsi da Lady D a Sandringham con la famiglia reale al completo, in un momento di piena crisi matrimoniale col principe Carlo. Quell’enorme residenza nel Norfolk è “un campo pieno di mine”, “un posto dove ti strappano ali e zampe per poi scriverne la reazione”, come viene detto nel film scritto da Steven Knight che da noi uscirà per 01Distribution e Rai Cinema.

“Diana – aggiunge l’attrice – era arrivata a un momento della sua vita in cui era necessario prendere una decisione drastica: la sua. Per dieci anni si era impegnata per la verità e la concretezza cercando di far funzionare il tutto, fino a rinunciarvi, perché capì che si trattava di una disonestà velata. Per come era lei – bellissima, empatica e vera – non poteva affrontarla. Aveva bisogno di un’armatura che non le è stata data, ha provato a nascondere le cose, ma non sapeva fingere”. “Colpiva con il suo stile, il suo modo di fare che la faceva essere quello che era: una giovanissima ragazza innamorata della vita, troppo presto intrappolata in un mondo lontano dal suo”. “Era un’icona e nessuno prima di lei lo è diventato in quella famiglia”, aggiunge la Stewart che del film ha amato molto anche le musiche di Johnny Greenwood e la scelta del brano All I need is a miracle di Mike + The Mechanics, cantato da Diana nella sua Porsche verde scuro con i suoi figli in in una delle scene clou delle film. Una storia “di cui si sa tutto e nulla e che colpisce” aggiunge, “perché Pablo è riuscito a creare un vero e proprio mondo interiore dove c’è un giusto equilibrio tra il mistero e la fragilità del personaggio, quello che vede e quello che vive, i suoi ricordi, le sue paure e i suoi desideri, persino le sue illusioni”. “Quando ero sul set, la sentivo viva e ogni giorno che la interpretavo, mi sentivo schiacciata, proprio come lei”.

Si è sentita mai schiacciata dal mondo Hollywoodiano?- le chiediamo. Lei ci pensa un po’, si gira e fa: “non mi piace la rigidità e non ne sono mai stata vittima. A differenza sua, posso fare i miei errori, posso essere, se voglio, una outsider”.