venezia 2021

I rituali per diventare adulti. Yuri Ancarani ci racconta la sua "Atlantide"

Alla Mostra del cinema un documentario esplora una realtà parallela alla Venezia turistica, attraverso gli occhi di adolescenti che la vivono sui "barchini" modificati, "piccoli disco volanti a base di led colorati e subwoofer". Una storia di iniziazione maschile, violenta e predestinata al fallimento

Federica Polidoro

Nella selezione ufficiale Orizzonti della Mostra del Cinema di Venezia arriva Atlantide, documentario del ravennate Yuri Ancarani. Atlantide è un film nato senza sceneggiatura. I dialoghi sono rubati dalla vita reale, e la storia si è sviluppata in divenire durante un’osservazione di circa quattro anni. Racconta una realtà parallela alla Venezia turistica, attraverso gli occhi di adolescenti che ci vivono e che la attraversano su "barchini" modificati.

 

"Perché l'ho fatto? Perché abbiamo una lista da risolvere infinita, noi adulti", dice il regista al Foglio. "E cerchiamo di risolverla da adulti. Ma in realtà bisognerebbe tornare alle origini, alla fonte: quella fase in cui da che si è bambini si diventa adulti è la più pericolosa, la più tragica. E' quella nella quale vengono inculcate le regole che poi ci portiamo dietro. Ho cercato di esplorarla con la lente d'ingrandimento. Di capire i rituali per diventare adulti che nascono sui 'barchini' a Venezia, piccoli disco volanti a base di led colorati e subwoofer, dove i ragazzi ascoltano una musica che ho cercato di capire - e che accompagna le immagini aiutando a entrare dentro il film - superando il limite estetico".
  

La sinossi del film

Daniele è un giovane di Sant’Erasmo, un’isola della laguna di Venezia. Vive di espedienti, ed è emarginato anche dal gruppo dei suoi coetanei, i quali condividono un’intensa vita di svago, che si esprime nella religione del barchino: un culto incentrato sulla elaborazione di motori sempre più potenti, che trasformano i piccoli motoscafi lagunari in pericolosi bolidi da competizione. Anche Daniele sogna un barchino da record, che lo porti in testa alla classifica. Ma tutto ciò che fa per realizzare il suo sogno e guadagnarsi il rispetto degli altri finisce per rivoltarglisi contro, tragicamente. Il degrado che intacca le relazioni, l’ambiente e le pratiche di una generazione alla deriva viene osservato attraverso gli occhi del paesaggio senza tempo di Venezia. Il punto di non ritorno è una balorda, residuale storia di iniziazione maschile, violenta e predestinata al fallimento, che esplode trascinando la città fantasma in un trip di naufragio psichedelico.