Adam Driver e Marion Cotillard in "Annette" 

popcorn

"Annette" di Léos Carax, lontano dagli Oscar, vicino a Oscar Wilde

Mariarosa Mancuso

La statuetta non gliela daranno mai, a occhio: il film è troppo folle e senza possibilità di fornire pretesti per un discorsetto interpretativo. Un musical con al centro il tema del poeta: ognuno uccide quel che ama

Parliamone in assenza. Ancora non sappiamo quando “Annette” di Léos Carax uscirà nelle sale italiane. Può darsi perfino che I Wonder Pictures, la distribuzione che ha comprato il film, preferisca far uscire prima la Palma d’oro che ha in catalogo: “Titane” di Julia Ducournau. Per memoria: il film che racconta la sanguinolenta inclusività post-umana, e ha stuzzicato la curiosità di Spike Lee: “Non avevo mai visto una Cadillac che mette incinta una donna”. Va detto che il presidente della giuria con le auto della General Motors ha una certa familiarità: prima di Cannes, aveva girato uno spot per il lancio della Cadillac Escalade.

“Annette” ha aperto il Festival di Cannes, e l’altro ieri ha avuto la sua anteprima a Los Angeles. Gli attori e cantanti – trattasi di musical – sono Adam Driver e Marion Cotillard. Lui cabarettista tra Lenny Bruce e Andy Kaufman (che non è parente di Charlie Kaufman), lei cantante lirica, hanno una figlia di nome Annette. Che nasce marionetta, pur molto carina. Variety chiede all’attrice francese come si è trovata, a duettare con una bambola snodata (l’abbiamo già detto che è un musical, e che nessuno pronuncia parola se non sulla musica degli Sparks?). 

Tutto benissimo, risponde: “L’ho amata subito come se fosse stata in carne e ossa, e siccome tra i temi del film c’è l’idea di Oscar Wilde – ‘Ognuno uccide quel che ama’, da ‘La ballata del carcere di Reading’ – mi sembrava una scelta azzeccata”. Partono alte le lodi per un regista francese che ha scelto uno pseudonimo in cui risuonasse la parola “Oscar” (non glielo daranno mai, a occhio: il film è troppo folle e senza possibilità di fornire pretesti per un discorsetto interpretativo: l’originalità e le sorprese di “Parasite” hanno sicuramente colpito i giurati meno delle nefandezze dei ricchi e della nera miseria dei coreani).

Prende il posto della marionetta, quando c’è bisogno di dare al film un’altra scossa, una ragazzina dai capelli rossi, Devyn McDowell: ha sette anni, recita a Broadway da quando ne aveva 4. Gli Sparks – Ron e Russel Mael, fratelli per nulla somiglianti – hanno lavorato alle musiche di “Annette” per otto anni. La bellissima sequenza iniziale del film, ancor più apprezzata dopo un anno senza Cannes (e altre carestie cinematografiche), vede gli attori per strada, senza costumi, che cantano “So May We Start”: adesso possiamo cominciare. La macchina da presa li segue. 

Questo inizio, racconta sempre a Variety la direttrice della fotografia Caroline Champetier, viene da un video girato durante il matrimonio di Lin-Manuel Miranda con Vanessa Nadal. Durante il ricevimento, i familiari – dopo qualche prova, forse – hanno rifatto la coreografia di “To Life”, dal musical all jewish “Il violinista sul tetto”.