(LaPresse)

Cannes 2021

A Cannes “Annette” di Carax è una bella follia pop

Mariarosa Mancuso

La Croisette è green e inclusiva. Fortuna che c’è ancora chi ci riconcilia con il cinema

Per dire come stanno andando le cose nel cinema. George Clooney finanzierà a Los Angeles una scuola per direttori della fotografia, tecnici del suono, montatori e altre professioni che da un copione ricavano un film. Destinata ai ragazzi svantaggiati e alle minoranze poco rappresentate a Hollywood: smessa la guerra alle multinazionali, lasciata a Leonardo DiCaprio la battaglia sul clima, si impegna nel sociale “inclusivo”. Per dire come stanno andando le cose sul tappeto rosso di Cannes (nuovo, riciclabile e anzi già prodotto di riciclo, inaugurato ieri). Il direttore Thierry Frémaux conferma che siamo a stecchetto, 18 mesi senza cinema. Però la prima domanda è la solita: “Quante donne sulla Croisette?”. Fa notare che il festival è l’ultimo anello nella catena, sceglie tra i film prodotti. Ce ne sono di più nella sezione “Un certain regard” (cinema proiettato verso il futuro) che in concorso. Però sono in maggioranza nella giuria, presieduta da Spike Lee – lungimiranza, era già stato invitato per l’edizione del 2020 che non si fece.

 

La Palma d’onore alla carriera andrà quest’anno a Jodie Foster, che proprio a Cannes ebbe il suo grande lancio cinematografico. Nel 1976, con “Taxi Driver” di Martin Scorsese: aveva 14 anni, le fotografie la ritraggono mentre sfreccia sulla Croisette con il monopattino (old style, a trazione umana). L’ultimo film si intitola “The Mauritanian”, diretto da Kevin MacDonald (su Amazon Prime): la vicenda di Mohamedou Ould Slahi, detenuto e torturato a Guantanamo per 14 anni, nonostante si fosse dichiarato innocente. Jodie Foster è Nancy Hollander, l’avvocatessa che accettò di difenderlo. 

 

La seconda domanda d’obbligo per Thierry Frémaux riguarda Netflix, piattaforma un anno fu amica e dall’anno successivo nemica, con il decisivo contributo dei distributori francesi, scontenti per l’esclusione. Se un film non esce in sala, o esce contemporaneamente in streaming, vuol dire “mancati guadagni”. E gli spettatori potrebbero perdere l’abitudine di uscire. Non vale per gli spettatori francesi: appena possibile sono tornati in sala anche se non c’erano blockbuster hollywodiani.

 

Una scorsa ai film in programma elenca un certo numero di disgrazie, sciagure, miseria e povertà. A cui si aggiunge una sezione speciale dedicata al clima – che se dobbiamo dare retta a Greta e ai suoi seguaci, sta messo molto peggio del cinema. Documentari, e ben più temibili film a soggetto. Per esempio “La croisade”, diretto da Louis Garrel, con la sua ultima consorte Laetitia Casta. Scoprono che il figlio tredicenne ha venduto gli oggetti preziosi trovati in casa. Non è l’unico, lo stanno facendo tutti i bambini (ricchi) per salvare il pianeta.

 

L’apertura riconcilia con il cinema come noi lo conosciamo. In musica, sotto la direzione di Leos Carax: uno che al massimo concepisce mendicanti innamorati sul Pont-Neuf di Parigi (ma era trent’anni fa, e la miserabile era Juliette Binoche in tutto il suo splendore). Gira un film ogni cinque o sei anni, sempre diversi e sempre folli. “Annette” è un’opera pop in inglese, con Marion Cotillard e Adam Driver, e finta partenza live in uno studio di registrazione: “Allora, possiamo cominciare?” (certo che sì, non vedevamo l’ora). Siamo a Los Angeles, lei è una cantante d’opera in limousine, lui un comico stand up. Tutto all’insegna dell’artificio – la natura può attendere, non è per questo che amiamo il cinema. A chi ha già polemizzato – troppi film francesi – ricordiamo che anche la scorsa edizione della Mostra di Venezia era abbastanza autarchica, e che Leos Carax ha una potenza di fuoco ben diversa dal trio Luchetti-Starnone-Rohrwacher, responsabili del già dimenticato “Lacci”.