Donald Trump (Foto LaPresse)

Olmo Schnabel e il cinema ai tempi di Trump

Giuseppe Fantasia

"Ha creato diversità e divisioni, mostra il lato peggiore dell’America" parla il figlio d'arte che ha prodotto “Giants Being Lonely”, il film dell'amico Grear Patterson

Venezia. E’ cambiato il vento qui al Lido, non si sa se è quello dell’Est, ma in qualche maniera la vera Mary Poppins – Julie Andrews – è arrivata lo stesso a ritirare il suo Leone alla Carriera. Sul palco, vestita con abito celeste e espadrillas argentate, chiede ai giovani di rimanere fedeli ai loro progetti e ai loro sogni. Senza saperlo, secoli prima, uno come Enrico V le dava già retta ritrovandosi, giovanissimo, a succedere a suo padre Enrico IV, come ci racconta Shakespeare, ripreso ora da David Michôd per il suo “The King”, qui in prima mondiale Fuori Concorso e dal 1° novembre su Netflix. Il principe Hal (Timothée Chalamet) lotta con il suo essere troppo giovane per rivestire quel ruolo e con il peso della sua discendenza che è più grande proprio perché reale. Prima pensava solo a divertirsi con i suoi amici del popolo, poi diventa re, ma non dimentica quell’ambiente così diverso dal suo. Anche uno come Olmo Schnabel, figlio del noto pittore, regista e sceneggiatore statunitense Julian, cena, beve e balla disco music con gli amici, ma poi, magicamente, si presenta puntualissimo al nostro incontro la mattina dopo. Jeans strappati, sneakers e t-shirt bianca da cui emerge una collana dorata con piccoli ninnoli, cappellino da baseball nero che copre la chioma bionda, ci fissa e ci parla di “Giants Being Lonely”, il film dell’amico Grear Patterson da lui prodotto.

 

“I film – dice al Foglio – mi hanno sempre dato tanto, anche quelli che non mi piacevano. Mi sono laureato due anni fa, non sapevo bene cosa fare un po’ come i tre ragazzi del film che attraversano un periodo della loro vita in cui non sanno se quello che stanno facendo sia utile o sbagliato”. Adam, Bobby e Carolina navigano a fatica l’ultimo anno scolastico in un mare di alti e bassi, amore e sesso, solitudine e amicizia, dubbi adolescenziali e morte. “A quell’età tutto è un po’ astratto e claustrofobico ma puoi rompere quegli indugi e cercare una tua strada”. Presto farà un film tutto suo come regista, anche se in America, persino per uno come lui, fare attività culturali non è semplice. La colpa è di Trump e non solo sua, dice. “Avere oggi al potere uno come lui che è senza qualifiche, è impressionante, mi mette tristezza. Ha creato diversità e divisioni, mostra il lato peggiore dell’America”, ma, cita la Andrews, “io non mi fermo e continuo per la mia strada”.