Da Toy Story agli Incredibili, 30 anni di Pixar

Nel 1988 la storia del cinema di animazione cambia grazie a un Oscar. La casa di produzione festeggia con una mostra al Palazzo delle Esposizioni di Roma

Maurizio Stefanini

Che succede se Han Solo incontra Topolino e insieme vanno nella Silicon Valley? Risposta: i giocattoli prendono vita, una colonia di formiche si mette a lottare per la sua libertà assieme a un gruppo di insetti da circo, un pesce pagliaccio si mette a cercare un figlio perduto, un topo diventa un raffinato cuoco parigino, una famiglia di super-eroi si ritira a vita privata! Ovvero, nasce Pixar: la casa che ha appunto prodotto e realizzato tra l’altro “Toy Story”, “Bug’s Life”, “Alla ricerca di Nemo”, “Ratatouille” e “Gli Incredibili”, per citare solo una manciata dei loro titoli più famosi. E Pixar appunto dal 9 ottobre al 20 gennaio festeggia i suoi trent’anni con una mostra al Palazzo delle Esposizioni di Roma, anche se in effetti lo stesso catalogo di “Pixar 30 anni di animazione” inizia ricordando che la casa fu fondata in California nel 1986.

      

In realtà, risalgono agli anni ’60 i primi esperimenti di animazione digitale – o Cgi come vene chiamata più brevemente. È il tentativo di realizzare col computer quello che il disegno animato tradizionale realizza sovrapponendo disegni davanti alla macchina da presa, con un tipo di arte di cui il grande vertice era stato raggiunto dalla Walt Disney. Ed è appunto a un disegnatore della Walt Disney che George Lucas si rivolge nel 1979, quando decide di creare una divisione apposta alla sua Lucasfilm per realizzare le animazioni necessarie alla sagra di Star Wars. Dopo aver iniziato a lavorare per la Disney da ragazzino nel ruolo di piccolo mozzo in una attrazione di Disneyland aveva realizzato il “Canto di Natale di Topolino”, e il suo nome era John Lasseter.

    

 

Nel 1984 la divisione realizza “The Adventures of André and Wally B”.: primo cortometraggio in Cgi ad avere una vera e propria trama e dei personaggi. Nel 1986 Lasseter ispirandosi alla lampada appoggiata sulla sua scrivania crea il personaggio di Luxo, che dopo essere stato protagonista del cortometraggio omonimo diventerà il logo della società. La società stessa nasce nel 1986, quando Steve Jobs rileva la divisione. Insomma, la Pixar viene dalla decisione del cofondatore di Apple di assumere un artista dello studio di Topolino già impiegato dal regista di Guerre Stellari. Ma è nel 1988 che la storia del cinema di animazione cambia grazie all’Oscar conferito aTin Toy”: 5 minuti di cortometraggio, a firma di John Lasseter. In “Tin Tiy” appare per la prima volta una figura umana nella persona di un bambino che terrorizza i giocattoli, che dotati di una volontà propria scappano a nascondersi. Sviluppata, questa idea diventerà nel 1995 “Toy Story - Il mondo dei giocattoli”: lungometraggio di 78 minuti, e primo  film di animazione statunitense, il primo completamente sviluppato in computer grafica. E dai “Toy Story” in poi la Cgi catturerà definitivamente la passione di piccoli e grandi.

  

   

Quello di Pixar, dunque, è a sua volta un trentennale in divenire, che quasi come una animazione digitale si sposta dal 2009 al 2014, 2016, appunto 2018, e poi al 2025. D’altra parte anche questa mostra è un evento in movimento, che dopo aver debuttato al Moma di New York approda a Roma nel corso di un tour internazionale dal Messico all’Estremo Oriente. Articolate nelle tre sezioni Personaggi, Storie e Mondi, 400 opere cercano di rappresentare lo spettacolare patrimonio artistico creato per ciascun film, e che assieme ai miracoli dell’animazione digitale richiede però anche tutta la bravura delle arti e del design tradizionali: disegni a matita e pennarello; dipinti in acrilico, guazzo e acquerelli; dipinti digitali; calchi; modelli fatti a mano.

  

Il lavoro della Pixar viene ricostruito anche attraverso l’Artscape: una installazione multimediale ad alta risoluzione su widescreen, creata utilizzando i lavori realizzati durante le fasi di creazione e sviluppo del concept, che attraverso la tecnologia digitale permette di esplorare i lavori bidimensionali in un movimento tridimensionale simulato. L’osservatore a cui sembra di entrare dentro l’opera mentre le immagini si spostano emula l’esperienza del film-maker durante la realizzazione. Un’altra installazione è il Toy Story Zoetrope: versione tridimensionale di una invenzione di era vittoriana che serviva a illustrare visivamente come un’immagine ripetuta crei l’illusione del movimento. L’antenato del cartone animato prima del cinema e della Cgi prima del computer.

Di più su questi argomenti: