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Camillo e Corrado nell'Italia del vino

Elogio del cannonau e dei vini giovani

Camillo Langone e Corrado Beldì

A Orgosolo per fare il pieno di Soroi, ma senza la pretesa di campare 100 anni

Camillo, il tuo ultimo messaggio mi ha fatto venire una gran voglia di un mondo ancestrale, infatti sono venuto a Orani a vedere il museo dedicato a Costantino Nivola, che partì da questo posto remoto per conquistare l’America. Mi sono lasciato abbracciare dalle sue grandi figure che salutano il tempo più libero e felice nella storia dell’uomo. In tutta quella bellezza ho scoperto un suo progetto per trasformare Orani in un paese pergolato, la vigna avrebbe dovuto ricoprire le piazze, le vie e ogni angolo del cielo, in modo che tutti potessero cogliere grappoli d’uva camminando per strada. Camillo, ho pensato che in una città in cui l’uva matura pende da ogni lato potremmo viverci per sempre, cullati dai frutti della vite e da tutte le sue fermentazioni.

 

Oddio, che sdilinquimento, la Sardegna ti sta facendo un brutto effetto, ho fatto bene a non metterci mai piede, limitandomi a bere il suo vino. I paesaggi troppo belli secondo me non giovano intellettualmente, instillano un’idea di arcadia per forza di cose fasulla perché l’Arcadia non esiste se non nelle visioni dei poeti. Leggendoti ho avuto un’immediata reazione modernista, ho pensato al Lambrusco di Paltrinieri, fieramente raccolto a macchina. Alberto Paltrinieri garantisce che la vendemmia meccanica è il non plus ultra e non solo sotto il profilo economico ma pure sotto il profilo qualitativo, per via della maggiore tempestività, la possibilità di raccogliere tutta l’uva al medesimo punto di maturazione. La magnum di Radice che ho bevuto la notte di San Giovanni gli ha dato ragione.

 

Camillo, per curarmi da troppa bellezza sono andato a Orgosolo, un trionfo di case scassate e ovunque quei murales piuttosto retorici. Per fortuna mi è tornato in mente quel gran genio di Gillo Dorfles, andavo a trovarlo a casa in Piazzale Lavater e avevo sempre l’impressione che fosse l’uomo più giovane al mondo anche se certe sue storie erano vecchie di ottant’anni. A metà mattina, si accomodava in soggiorno: “La prego, si sieda, prendiamoci un bicchiere di cannonau”. Camillo, memore di quei brindisi ho preso la strada per la cantina sociale di Orgosolo e ho fatto il pieno di Soroi, un cannonau in purezza che spero mi faccia campare cent’anni.

 

Dio me ne scampi! Se il cannonau ha simili poteri ne starò alla larga, vivere cent’anni è una maledizione, io sono un punk no-future, un puberale-adolescenziale come Massimo Recalcati, psicanalista da società senile, definisce noi nemici della mascherina. Da Dorfles in piazzale Lavater ci andai anch’io ma purtroppo non mi offrì niente, forse non era l’orario giusto. A proposito di età vorrei fare un’apologia del vino giovane. Il vino va bevuto ora. Per qualche bottiglia che si giova di un moderato invecchiamento, beninteso da effettuarsi al buio, al fresco, al silenzio e quindi non nelle nostre case moderne, ne esistono milioni da stappare al più presto. La gente deve ficcarsi in testa che il vino, essendo vivo, a un certo punto muore. E un vino morto è un piacere da necrofili.

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