politica e calici

Lollobrigida in Franciacorta per un evento internazionale sul vino. Scherzetto ai francesi

Simone Canettieri

La mossa internazionale del ministro nel Bresciano. Così anticipa Parigi. C’è sempreun pizzico di rivalità con i cugini d’oltralpe, soprattutto davanti a un buon bicchiere. E poi il veneto. Passerà dal Vinitaly l’assalto meloniano allo storico avamposto della Lega?

Etichetta FranciaLollo, metodo classico. Con due giorni di vertici ministeriali internazionali, visite nelle cantine che contano, vigne, calici e il saluto di Giorgia Meloni a mescere il tutto, il ministro per la Sovranità alimentare Francesco Lollobrigida ha messo la Franciacorta al centro del villaggio. Un faro su questo spicchio così fecondo e prosperoso dalle parti del lago d’Iseo al motto “la qualità è meglio della quantità”. Cin cin. Nella patria lombarda dello spumante, affatto complessato verso lo champagne e altezzoso verso il prosecco veneto, il potente ministro della real casa di Fratelli d’Italia ha usato il metodo classico. Politica ed economia, nessuna maglietta da ostentare, “ma tanto interesse nazionale”. Lollobrigida ha organizzato qui la Conferenza internazionale sul vino.

 

La prima riunione a livello ministeriale dell’Organizzazione internazionale della vigna e del vino (Oiv), che quest’anno celebra i primi 100 anni di attività. E c’è un dettaglio simpatico, con un retrogusto amaro per la Francia. L’Oiv ha sede a Digione, in Borgogna. Per celebrare il secolo ha in programma a ottobre, nel Palais des Congrès, una settimana di iniziative. L’Oiv da tre anni vanta un presidente italiano, Luigi Moio, ordinario al dipartimento di Agraria dell’Università Federico II di Napoli. Vista la riuscita dell’iniziativa – in questo sali e scendi di cantine abbacinanti e mosse politiche a difesa del vino – l’Italia ha anticipato sul tempo la Francia. D’altronde basta dare un’occhiata alla delegazione internazionale presente. Dall’Albania all’Uzbekistan. Assente Marc Fesneau, ministro francese omologo di Lollobrigida da cui il governo italiano copiò la dicitura “sovranità alimentare”. La Francia, forse offesa, ha infatti inviato solo il direttore generale del ministero dello sviluppo economico ambientale delle imprese Philippe Duclaud. Altro che migranti. C’è sempre e ovunque un pizzico di rivalità con i cugini d’oltralpe, soprattutto davanti a un buon bicchiere.

 
Tuttavia si fa questo e altro per “un asset strategico, identitario e insostituibile”, come ha detto Meloni nel videomessaggio inviato alla conferenza. La premier è un’amante del vino, rosso d’inverno e bianco d’estate, passione che non ha potuto assecondare in Quaresima, come raccontato alla Stampa estera. Per fortuna che c’è FranciaLollo. Idolo di grandi e piccoli produttori, il ministro in questi due giorni, fra protocolli e documenti, ha difeso il vino da chi gli vuole togliere l’alcol, ha minacciato rappresaglie contro il Belgio che intende inserire etichette “allarmistiche” sulle bottiglie delle bevande alcoliche. Il tutto con una tenuta fisica niente male, pari a quella del ministro spagnolo Luis Planas Puchade. D’altronde, al termine di una giornata di dibattiti e interventi, provate voi a visitare le cantine di Berlucchi, Ca’ del bosco e Bella Vista e a uscirne immacolati. Dopo la Franciacorta, la comitiva interministeriale capeggiata da Lollobrigida si sposta oggi in Veneto, a Verona, per OperaWine, la grande anteprima del Vinitaly. Dove lunedì arriverà anche Giorgia Meloni per una visita ai padiglioni. Forse anche di merito, visto che la Quaresima ormai è terminata da un pezzo. Intanto oggi a presidiare l’area ci sarà il ministro con i colleghi provenienti da tutta Europa e non solo. Una più che discreta operazione d’immagine e istituzionale in un territorio, il Veneto, frizzantissimo. Con il doge Luca Zaia per nulla domo dopo il no di Fratelli d’Italia al terzo mandato da governatore. Passerà dalla prese del Vinitaly l’assalto meloniano allo storico avamposto della Lega, che poi si chiamerebbe Liga?  Tutto si tiene nella politica, che qui diventa alcolica, e quindi magari schietta. Non a caso ad attendere Lollobrigida questa mattina ci sarà Luca De Carlo, il massiccio presidente della commissione Agricoltura del Senato, meloniano doc con ambizioni da post Zaia. A un Lollobrigida così in rampa di lancio viene chiesto se si candiderà alle europee per portare voti o se magari, in caso di incastri giusti, andrà a fare il commissario all’Agricoltura. Lui, con un sorriso da pubblicità dei suoi, specchiandosi in un bicchiere di Franciacorta, dice “no”. Chi lo conosce molto bene giura che sia così. Con una postilla: “A dire il vero, però, Lollo ci disse la sera prima del giuramento al Quirinale da ministro che sarebbe rimasto a fare il capogruppo alla Camera”.
 

  • Simone Canettieri
  • Viterbese, 1982. Al Foglio da settembre 2020 come caposervizio. Otto anni al Messaggero (in cronaca e al politico). Prima ancora in Emilia Romagna come corrispondente (fra nascita del M5s e terremoto), a Firenze come redattore del Nuovo Corriere (alle prese tutte le mattine con cronaca nera e giudiziaria). Ha iniziato a Viterbo a 19 anni con il pattinaggio e il calcio minore, poi a 26 anni ha strappato la prima assunzione. Ha scritto per Oggi, Linkiesta, inserti di viaggi e gastronomia. Ha collaborato con RadioRai, ma anche con emittenti televisive e radiofoniche locali che non  pagavano mai. Premio Agnes 2020 per la carta stampata in Italia. Ha vinto anche il premio Guidarello 2023 per il giornalismo d'autore.