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Lettera privata del Papa: Quel che vuole il Sinodo tedesco è contro la Chiesa cattolica

Francesco risponde a quattro ex partecipanti del Synodale Weg e condivide tutte le preoccupazioni. E ora che si fa con i vescovi ribelli?

Matteo Matzuzzi

Un problema non da poco, anche perché si pone ora il problema di che fare con i vescovi poco sensibili a stare sub Petro: saranno “sollevati” come toccato di recente all’ultraconservatore Strickland in Texas? Le motivazioni di quella rimozione, guardando la presa di posizione di Francesco rispetto ai tedeschi, non sembrano essere molto più gravi di quanto sta avvenendo al di là delle Alpi

Roma. Con lettera intestata del 10 novembre scorso, il Papa ha scritto a quattro ex componenti del Cammino sinodale tedesco esprimendo forte preoccupazione per quanto sta accadendo alla Chiesa in Germania. Marianne Schlosser, Dorothea Schmidt, Hanna-Barbara Gerl-Falkovitz e Katharina Westerhorstmann erano state indicate anni fa dalla Conferenza episcopale quali membri del percorso sinodale, ma le stesse si erano poi dimesse in polemica per la deriva che era stata presa. La stessa Dorothea Schmidt aveva detto in un’intervista al Foglio nel marzo del 2022 che in Germania “si cerca di stravolgere, dopo più di duemila anni di storia, la dottrina della rivelazione biblica. E, infatti, il cammino sinodale ha dichiarato apertamente che né la Scrittura, né la tradizione possono continuare a essere ritenute vincolanti. Sembra in pratica arrendersi alla mentalità della nostra epoca, anzi, la valuta come uno dei segni dei tempi e afferma che il sensus fidei fidelium non può errare”. Non solo, aggiungeva Schmidt che “mi sembra di trovarmi su un palco politico, sempre pronto ad aggiustarsi alle preferenze degli elettori, dove predomina un’atmosfera che va dal teso all’aggressivo, con toni politici aspri, con fischi e proteste e maggioranze programmate”. Il Papa si è detto d’accordo con i timori: “Anche io condivido questa preoccupazione per i tanti passi concreti con cui questa Chiesa locale minaccia di allontanarsi sempre più dal cammino comune della Chiesa mondiale. Questo include senza dubbio anche la costituzione del Comitato sinodale che ha lo scopo di preparare l’istituzione di un organo consultivo e decisionale che, nella forma delineata nel corrispondente testo della risoluzione, non può essere conciliabile con la struttura sacramentale della Chiesa cattolica”.

 

Quanto scrive Francesco è rilevante anche perché di fatto si schiera con quei vescovi – ben pochi – che da più di un anno si sono opposti alla costituzione del Comitato sinodale che invece è strenuamente difeso dalla grande maggioranza dell’episcopato, in testa il presidente mons. Georg Bätzing. Talmente aspra è la contesa (anche nei toni) che l’arcivescovo di Colonia Rainer Maria Woelki, il vescovo di Ratisbona Rudolf Voderholzer, il vescovo di Passau Stefan Oster e il vescovo di Eichstätt Gregor Maria Hanke,  non solo fin dall’inizio hanno detto che non avrebbero fatto parte dell’organismo, ma hanno anche bloccato i finanziamenti al Comitato. Mossa decisiva, visto che era prevista l’unanimità. Dopotutto, il Vaticano aveva già bocciato la “novità” prodotta dal Cammino sinodale tedesco: “Il Consiglio sinodale – si legge in una lunga lettera firmata dai cardinali Pietro Parolin, Luis Francisco Ladaria e Marc Ouellet – costituirebbe una nuova struttura di governo della Chiesa in Germania che sembra porsi al di sopra dell’autorità della Conferenza episcopale tedesca e sostituirla di fatto”. 

 

Ancora, “né il Cammino sinodale né alcun organismo da esso istituito né alcuna Conferenza episcopale hanno la competenza di istituire il Consiglio sinodale a livello nazionale, diocesano o parrocchiale”. Il presidente Bätzing aveva definito “infondate” le preoccupazioni, chiarendo che il percorso sarebbe andato avanti così come previsto. A diversi mesi di distanza e dopo la prima fase del Sinodo sulla sinodalità che ha lasciato in parte perplessi i vescovi tedeschi – alcuni hanno espresso soddisfazione perché i temi più controversi sono stati almeno discussi, altri si aspettavano qualcosa in più – il Pontefice ribadisce la sua contrarietà alla strada intrapresa sulle rive del Reno. L’aveva già fatto con la lunga lettera spedita anni fa al “Popolo di Dio che è in cammino in Germania” del 2019 –  “Ci ho messo un mese per scriverla”, disse – e lo ribadisce ora, aggiungendo che la costituzione del Comitato permanente “è stata interdetta dalla Santa Sede con lettera del 16 gennaio 2023, da me approvata in forma specifica”. Insomma, la Conferenza episcopale tedesca non ubbidisce al Papa. Un problema non da poco, anche perché si pone ora il problema di che fare con i vescovi riottosi poco sensibili a stare sub Petro: saranno “sollevati” come toccato di recente all’ultraconservatore Strickland in Texas? Le motivazioni di quella rimozione, guardando la presa di posizione di Francesco rispetto ai tedeschi, non sembrano essere molto più gravi di quanto sta avvenendo al di là delle Alpi.

  • Matteo Matzuzzi
  • Friulsardo, è nato nel 1986. Laureato in politica internazionale e diplomazia a Padova con tesi su turchi e americani, è stato arbitro di calcio. Al Foglio dal 2011, si occupa di Chiesa, Papi, religioni e libri. Scrittore prediletto: Joseph Roth (ma va bene qualunque cosa relativa alla finis Austriae). È caporedattore dal 2020.