Padre Antonio Spadaro

Padre Spadaro come Borrelli: “È tempo di resistenza”

Il direttore della Civiltà Cattolica interviene dopo il tweet di Matteo Salvini che ha ringraziato la Beata Vergine Maria per l'approvazione del decreto sicurezza

In principio fu il rosario, mostrato dal palco durante i comizi elettorali per testimoniare la propria fede. Fallace come quella di tanti (“vado a messa tre volte all'anno”), ma riferimento della propria azione politica (“non mi pento di avere rivendicato le radici cristiane dell'Italia”). Poi quella frase, pronunciata alla vigilia del voto delle Europee: “Sono sicuro che la Madonna ci porterà la vittoria”. Infine quel ringraziamento alla “Beata Vergine Maria” postato proprio ieri sera, su Twitter, dopo l'approvazione del decreto sicurezza.

 

 

Che Matteo Salvini abbia più volte ostentato la propria religiosità non è un segreto. Così come non è un segreto che in Vaticano la cosa non sia piaciuta affatto. Certo, non è solo questione di rosari e madonne. Sul tema dell'immigrazione la distanza tra la chiesa di Papa Francesco e il vicepremier è abissale. E lo stesso Pontefice, poco più di due mesi fa, davanti alle indiscrezioni che parlavano di un incontro negato, fu costretto a chiarire che il ministro dell'Interno non aveva “chiesto un'udienza, né lui né altri”.

  

Così non stupisce più di tanto che il direttore della Civiltà Cattolica, padre Antonio Spadaro, uno dei collaboratori più stretti e fidati, del Papa, utilizzi spesso i social per attaccare, anche senza citarlo, il leader della Lega. A maggio, dopo le parole pronunciate il piazza Duomo, scrisse su Facebook: “Rosari e crocifissi sono usati come segni dal valore politico, ma in maniera inversa rispetto al passato: se prima si dava a Dio quel che invece sarebbe stato bene restasse nelle mani di Cesare, adesso è Cesare a impugnare e brandire quello che è di Dio”.

  

 

Oggi è arrivato un altro affondo. “Questo è tempo di #resistenza umana civile e religiosa”, scrive Spadaro in un tweet che è stato fissato in testa al proprio profilo. Parole che ricordano il famoso “resistere, resistere, resistere” di Francesco Saverio Borrelli all'epoca di Mani Pulite e che suonano come una chiamata alle armi. Chissà che effetto avrà. Di certo, per ora, c'è solo quello che il sondaggista Nando Pagnoncelli disse subito dopo le elezioni Europee ad Avvenire: “Se alle politiche il 30,9 per cento di coloro che va a messa la domenica votava Movimento 5 stelle, il 22,4 votava Pd, il 16,2 Forza Italia e il 15,7 la Lega, domenica scorsa è cresciuta l’astensione e il 32,7 per cento – cioè solo un punto e mezzo meno – ha scelto Salvini, il Pd è cresciuto con il 26,9 per cento, il M5s è precipitato al 14,3 e Forza Italia al 9,9. Il 6,1 ha votato la Meloni. La Lega quindi un anno fa era il quarto partito tra i praticanti, mentre oggi è il primo”. La resistenza non sembra essere così solida.

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