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Gli insulti da censurare contro il garante dei detenuti

Massimo Bordin

Sulla pagina di uno dei sindacati della polizia penitenziaria sono apparsi commenti di iscritti al sindacato, dunque cittadini che portano una divisa, con commenti gravissimi

In ritardo di un giorno, di cui chi scrive si scusa, qui oggi si dà conto degli insulti ricevuti dal garante nazionale dei detenuti Mauro Palma per aver pubblicato un rapporto critico su alcuni aspetti del regime carcerario speciale applicato ai detenuti condannati o accusati di associazione mafiosa. Sulla pagina in rete del Sappe, uno dei sindacati della polizia penitenziaria, sono apparsi commenti di iscritti al sindacato, dunque cittadini che portano una divisa, con insulti gravissimi al garante che con quel documento non faceva altro che il suo lavoro e il suo dovere. L’Unione delle camere penali, in un’incisiva lettera pubblica di condanna dell’avvenuto, si chiede giustamente se il ministero non ravvisi in quei commenti gli estremi per avviare procedure disciplinari, mentre il sindacato li ha, tardivamente, rimossi dal proprio sito, prendendone le distanze pur criticando il merito dell’elaborato del garante. Per avere idea del tenore dei commenti occorre leggere la protesta dei penalisti che ne pubblicano alcuni davvero inammissibili e a quella lettera conviene rimandare per evitare un effetto da cassa di risonanza. Qui si cita solo un commento, ripetuto da molti che lo hanno declinato in vario modo: “Anche tu che li difendi dovresti essere chiuso”. Il concetto può servire paradossalmente come consolazione per il professore Palma. In fondo è lo stesso trattamento, per motivi molto simili, che alcuni magistrati di Palermo avevano proposto, con a disposizione ben altri mezzi rispetto alla polizia carceraria, per un galantuomo e un grande giurista come Giovanni Conso.

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