L'ex deputato del Pd Marco Lumia (Foto Imagoeconomica)

La continuità del sistema Lumia

Massimo Bordin

Il vero dominus era lui, non Montante. Ha incarnato la “governance parallela” e ha frenato il cambiamento post-Cuffaro

È stata importante l’audizione di ieri del governatore siciliano Nello Musumeci di fronte alla Commissione regionale antimafia, presieduta da Claudio Fava, che autonomamente indaga sul cosiddetto sistema Montante. “Più che di un ‘sistema Montante’ c’era in Sicilia un vero e proprio ‘sistema Lumia’. Era lui il dominus della macchina regionale. Come Montante rappresentava solo gli interessi di pezzi dell’imprenditoria siciliana, l’ex governatore Rosario Crocetta pezzi di burocrazia regionale”.

 

La lettura di Musumeci è tutta politica, prescinde dagli specifici reati di cui Montante è accusato. È l’aspetto, diciamo così, sistemico dell’inchiesta della procura di Caltanissetta a essere posto in discussione. Musumeci legge il passaggio da una fase in cui la politica siciliana si riassumeva in una contrapposizione fra gli ex Dc Cuffaro e Lombardo, alla successiva giunta Crocetta, sostenuta da Lumia che la presentava come un superamento “da sinistra” dei metodi e dei problemi giudiziari che avevano travolto i due duellanti.

 

Invece, questa la tesi di Musumeci, la continuità con il passato era la caratteristica dell’operazione, di cui Montante era senz’altro elemento decisivo ma certo non il motore. Lumia ha incarnato, secondo Musumeci, il ruolo definito da Claudio Fava di “governance parallela”. È una ricostruzione che porta una conseguenza. I governi paralleli della regione Sicilia sono una tradizione antica, risalgono ai tempi di don Paolino Bontate, come minimo; la paradossale novità sta nel fatto che accusati di perpetuare la pratica siano oggi un ex responsabile della legalità di Confindustria e l’ex presidente della Commissione parlamentare antimafia e che l’accusa non appaia infondata.

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