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Le conseguenze dell'udienza preliminare sulla vicenda del falso pentito Scarantino

Massimo Bordin

La scelta della procura di alzare la posta mette di fatto sotto pressione gli imputati e la loro possibile linea difensiva per un reato che non possono aver commesso da soli

L’udienza preliminare che dovrà decidere se rinviare a giudizio tre poliziotti, un dirigente e due assistenti, per la vicenda del falso pentito Scarantino, non si è conclusa ieri al Tribunale di Caltanissetta e proseguirà fra otto giorni ma ha già prodotto alcuni effetti.

 

Sono state accolte le richieste di costituzione di parte civile della famiglia Borsellino, così come di cinque condannati per la strage di via D’Amelio sulla base delle deposizioni false di Scarantino e ora assolti. Meno prevedibile la mancata costituzione da parte del governo, ma l’aspetto veramente significativo di questa prima udienza al GUP è la contestazione agli imputati della aggravante relativa al favoreggiamento della mafia. Non si tratta di un atto simbolico. Se la richiesta della procura verrà accolta dal giudice, le conseguenze di un’eventuale condanna alla fine del processo sarebbero assai pesanti per gli imputati. L’entità della pena con l’aggravante di mafia si innalzerebbe significativamente e la possibilità della prescrizione, che il semplice reato di concorso in calunnia poteva far intravedere, svanirebbe. La scelta della procura di alzare la posta mette di fatto sotto pressione gli imputati e la loro possibile linea difensiva per un reato che, sicuramente, non possono aver commesso da soli. In questa chiave sono significative le parole di Fiammetta Borsellino che ha ribadito, a margine dell’udienza, come i poliziotti abbiano agito “sotto la direzione, il controllo e la supervisione di magistrati e pubblici ministeri”.