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Il nuovo bipolarismo giallo-verde

Massimo Bordin

Le elezioni sono il punto di caduta più probabile e sarebbero le prime della Repubblica sostanzialmente senza sinistra

Le cose si stanno mettendo in modo tale da far pensare che le elezioni, probabilmente a ottobre o novembre, finiscano per essere il punto di caduta più probabile. “Ci proviamo fino all’ultimo” dice Salvini, che aggiunge “Io sono ottimista ma i giorni passano e sono anche realista”, e poi constata che “con il M5s ci sono temi su cui siamo lontani”. Di Maio, che a questo punto è quello che rischia di più in caso di fallimento, è passato in dodici ore dal consueto atteggiamento assertivo-ridanciano a un tono più problematico. “Il contratto non è una alleanza, perché non ci fidiamo” premette, per poi concludere “Non so se riusciremo”.

In quest’ultima fase, concessa con larghezza dal Quirinale, i due possibili alleati hanno costruito, come era previsto, le basi per una campagna elettorale fondata sul nuovo bipolarismo che li vede non sodali ma antagonisti. Il M5s ha sperimentato la sua democrazia diretta annunciando il voto on line su un programma senza premier incaricato, Salvini ha preso tempo e può sempre rivalutare l’ipotesi del centro destra unito con Berlusconi in campo. Si invertirebbero le parti e questo potrebbe essere il paradosso. Il blocco del centro destra si presenterebbe come la opzione “europeista”, sia pure polemica, contrapposta a un movimento guidato non più da Di Maio ma da un nuovo Masaniello meno goffo e politicista e sicuramente più estremista. Sarebbero le prime elezioni della Repubblica sostanzialmente senza sinistra.

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