Jeremy Corbyn (foto LaPresse)

Al bivio, scegli la strada dritta. La sinistra nell'età adulta

Paola Peduzzi

I dems americani fanno un elenco di idee, ma non trovano la sintesi. In Europa ci sono due modelli, e un’alternativa

Milano. E’ difficile scegliere il vestito giusto quando tutti intorno ti dicono che sei brutto. La sinistra è di fronte allo specchio, dubbiosa, ma disertare la festa non si può, molti ripetono sveglia sveglia è ora di uscire, di correre, di salvare, qualcosa bisogna mettersi addosso: le grandi idee arrivano così, da qui, sostengono incoraggianti i democratici americani, parliamoci, confrontiamoci, troviamo la mise migliore per l’occasione. Il Center for American Progress, think tank storicamente clintoniano, ha organizzato questa settimana una conferenza sulle idee, merce rara, invitando a parlare i big del Partito democratico americano, con un occhio alle elezioni di metà mandato di novembre e l’altro, più curioso, al 2020, quando si dovrà presentare il candidato sfasciaTrump.

 

Volti noti, oratori esperti con il vezzo di non citare per nome Donald Trump, non siamo più nella stagione antitrumper o nevertrumper, si pensa al futuro, si disegnano illusioni e possibilità. Dana Milbank del Washington Post ha scritto di aver ascoltato interventi promettenti, ma con una strana sensazione: ci vorrebbero un po’ delle idee di uno, dell’essere donna di un’altra, della coerenza di un terzo, della tenacia di un quarto per avere un candidato credibile. Uno da solo non ce la fa contro Trump, e questo a occhio non ha a che fare con la statura del presidente da sfidare, quanto con la capacità di trovare un’identità alternativa. Di trovare un pubblico per superare quel bivio su cui si è impantanata la sinistra, pur avendo fatto corse in una strada e nell’altra, inciampando, tornando indietro, ripartendo con le ginocchia sbucciate. Ci spostiamo a sinistra o presidiamo anche il centro? Modello Corbyn o modello Macron?

 

Tutto congiura per la prima strada, il primo abito retrò, il modello di sinistra che vince è quello nostalgico-populista del leader del Labour inglese, anche se spostandosi di qui e di là si scopre che nella Spagna tormentata da scandali e istinti di secessione cresce un Ciudadanos centrista. I democratici americani intravvedono una prateria (sarà un’allucinazione?) lasciata sguarnita da Trump ma faticano a ritrovarsi su valori comuni e al Senato sbraitano contro la nominata alla Cia, “la torturatrice” Gina Haspel, che poi viene confermata grazie ai loro voti. Ma anche Corbyn quando esce dall’ombra furba dell’ambiguità sulla Brexit luccica meno: i tentativi di arginarlo stanno portando a un confronto finale in cui nessuno si farà trovare distratto. Se questo è l’anno zero della sinistra come dicono, si può anche pensare di saltare la fase adolescenziale, e ritrovarsi adulti: c’è un vestito che sta che è una meraviglia.

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  • Paola Peduzzi
  • Scrive di politica estera, in particolare di politica europea, inglese e americana. Tiene sul Foglio una rubrica, “Cosmopolitics”, che è un esperimento: raccontare la geopolitica come se fosse una storia d'amore - corteggiamenti e separazioni, confessioni e segreti, guerra e pace. Di recente la storia d'amore di cui si è occupata con cadenza settimanale è quella con l'Europa, con la newsletter e la rubrica “EuPorn – Il lato sexy dell'Europa”. Sposata, ha due figli, Anita e Ferrante. @paolapeduzzi