Andrea Orlando (Foto LaPresse)

L'Orlando che vuole parlare con tutte le sinistre

Massimo Bordin

Se non vuole dialogare sul nulla, il ministro della Giustizia ha estremo bisogno di una modifica della legge elettorale che consenta le coalizioni

Le stelle europee sul simbolo del Partito democratico, proposte dal Foglio, piacciono ad Andrea Orlando che, inaugurando una due giorni di dibattito a Rimini della sua componente nel partito, ha aderito all’idea lanciata da questo giornale. Le sue posizioni restano assai distanti da quelle di Matteo Renzi e richiamano temi fondativi di una sinistra come la intendono i convenuti che hanno applaudito i passaggi più critici sulla sinistra degli anni Novanta, in particolare per il suo ottimismo sui risultati sociali della globalizzazione. Orlando per la verità, senza applausi, ha anche criticato il tentativo di eliminare Silvio Berlusconi per via giudiziaria e prospettato una sua versione di garantismo con robuste venature classiste. L'obiettivo del leader della minoranza del Pd, nella situazione notevolmente confusa a sinistra, passa forse per la rivendicazione, fatta dal palco, di essere l’unica componente che ancora riesca a parlare con tutte le altre forze interne ed esterne al Pd. Ne consegue per via logica, per non dialogare sul nulla, la necessità assoluta per la minoranza del Partito democratico di una modifica della legge elettorale che consenta le coalizioni. Ma è evidente che non dipende solo dal Pd e tanto meno dalla sua minoranza.

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