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C'è un piano segreto per rifondare l'Ulivo con Pisapia ed Enrico Letta

Orlando e Franceschini non hanno sotterrato l'ascia di guerra, stanno solo aspettando Matteo Renzi al varco delle elezioni siciliane del 5 novembre. E’ quella la data, è quello l’appuntamento

La quiete apparente nel Pd non deve trarre in inganno. Andrea Orlando e Dario Franceschini in realtà non hanno sotterrato l’ascia di guerra. Semplicemente, stanno aspettando Matteo Renzi al varco delle elezioni siciliane del 5 novembre. E’ quella la data, è quello l’appuntamento.

 

Stando ai sondaggi il candidato del centrosinistra in Sicilia è in netto svantaggio rispetto a quello del centrodestra Nello Musumeci, ma anche al grillino Cancelleri per il quale non si prevede un grande exploit. Di più (e di peggio per il Partito democratico): in tutti i sondaggi Micari per il terzo posto se la batte con Claudio Fava, che gli scissionisti hanno messo in campo per fare entrare in difficoltà il Pd e il suo segretario.

 

Se si prospettasse veramente uno scenario del genere all’indomani delle elezioni siciliane per Renzi sarebbe difficile fermare i suoi avversari interni ed esterni. Ma al Nazareno sono inaspettatamente fiduciosi: i sondaggi sui candidati, a giudizio dei vertici del Partito democratico, lasciano il tempo che trovano. Saranno le forze politiche e le loro liste a fare la differenza. A questo riguardo al Nazareno ricordano con un pizzico di malizia i sondaggi che vennero fatti in occasione delle regionali del 2000. Anche in quel caso si testavano i candidati e in Veneto, per esempio, Cacciari superava di gran lunga Galan. Solo che il centrodestra era più forte: Galan vinse, Cacciari perse e a causa di quelle regionali andate malissimo Massimo D’Alema fu costretto a lasciare Palazzo Chigi.

 

Gli avversari di Renzi, comunque, hanno pronto un piano non soltanto in caso di insuccesso clamoroso. Il centrosinistra potrebbe anche attestarsi al secondo posto, ma loro non rinunciano al progetto di confinare all’angolo Renzi.

 

Come? Secondo un tam tam con una nuova scissione. Il piano sarebbe questo: Giuliano Pisapia darebbe il suo addio (questa volta definitivo) al tandem D’Alema-Bersani per lavorare alla creazione di un Ulivo nuova versione. Un Ulivo (ma non si chiamerebbe così) con dentro Franceschini e Orlando, con Romano Prodi e Giorgio Napolitano a fare da padri nobili (ognuno per la sua area politico-culturale di riferimento), Pisapia leader ed Enrico Letta (che però pare non essersi ancora definitivamente convinto) candidato premier. In questa operazione, che viene smentita da tutti, ma che va avanti da mesi, si tenta di coinvolgere anche Walter Veltroni, il quale, però, appare restio all’idea di lavorare contro il Pd che ha fondato.

 

In questa partita, è ovvio, non entrerebbero gli scissionisti del Partito democratico che giocherebbero su un altro campo da gioco, quello della sinistra, ma con lo stesso intento: neutralizzare Matteo Renzi. E questo spiega perché l’uscita di qualche giorno fa di Pier Luigi Bersani, che proponeva delle primarie tra Pisapia e Renzi, sia stata accolta malissimo da D’Alema e da tutto lo stato maggiore di Mdp. In questo schema, infatti, non è previsto nessun tipo di rapporto e nemmeno di confronto con il Pd. E’ infatti il Partito democratico la grande preda della caccia che si aprirà dopo le regionali siciliane. E se il Pd dovesse vincere? Nessun sondaggio lo prevede. Ma se accadesse in molti dovrebbero rivedere i loro piani.

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