Il mito della mafia che detta ordine nel traffico di migranti

Massimo Bordin

Quei magistrati che ingigantiscono l'oggetto delle proprie indagini. Senza fornire alcuna prova

Leggo sul sito online del Corriere della Sera una dichiarazione dell’ex magistrato della procura nazionale antimafia Vincenzo Macrì: “L’Isis non colpisce l’Italia perché si serve delle nostre mafie che sono presenti nel nord Africa per guidare il traffico dei migranti verso le coste. C’è una sorta di divisione dei proventi su questo traffico”. Macrì parla con molta sicurezza senza però appoggiarsi a nessuna inchiesta in corso in grado di fornire qualche riscontro a un’ipotesi del genere. Inevitabile pensare al metodo del suo collega procuratore capo a Catania e ipotizzare che, alla fine della fiera, qualcuno, in una “direzione distrettuale antimafia” di qualche procura siciliana, contesti il reato di concorso esterno per qualche ong. Sarebbe la quadratura del cerchio. E l’apoteosi della mafia, descritta come potenza ordinatrice delle vicende mediterranee. Perché questo è il rischio che corre certa antimafia militante, se ingenua: ingigantire il ruolo del proprio oggetto di indagine fino a mitizzarlo. Dovesse mancare l’ingenuità non si potrebbe che pensare a un tentativo di dilatare i compiti e il conseguente potere per un apparato di stato che allargherebbe così il suo raggio d’azione.

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