La fashion politik di Christian Lindner e il successo metrosexual dell'Fdp in Germania

Giovanni Battistuzzi

Il 10,7 per cento dei voti e gli 80 seggi conquistati dal partito liberale confermano il successo della campagna elettorale del suo presidente: un mix di marketing applicato alla politica e "aggressione" agli spazi lasciati vuoti dai rivali nell'elettorato tedesco

Primo piano o mezzo busto, bianco e nero, l'unico tocco di colore nelle scritte: giallo fluo su sfondo fucsia, o rosso su sfondo giallo. Un uomo elegante, ben pettinato, con una barba di tre giorni, cellulare alla mano svettava su manifesti che più che politici sembravano campagne pubblicitarie di marche di abbigliamento. Su quei cartelloni c'era Christian Lindner, il leader dei liberali dell'Fdp, che ha la faccia da bravo ragazzo, il volto che rassicura e che piace ai più: agli anziani e ai giovani, agli uomini e alle donne. Nell'edizione tedesca di Rolling Stone un sondaggio svelava come il suo fascino colpiva le donne, soprattutto single e appartenenti alla medio alta borghesia, ma con picchi anche tra le liceali e le universitarie. Non basta, c'è altro.

 

Nei gruppi Facebook dei movimenti omosessuali tedeschi i suoi post del suo profilo da centotrentamila follower circolavano e parecchio. I commenti erano prevalentemente sul suo aspetto fisico: secondo traduzione letteraria, figo, bello, affascinante, sexy, bono. Il messaggio politico passava in secondo piano perché il messaggio politico era soprattutto lui.

 


Uno dei manifesti elettorali dell'Fdp


 

D'altra parte lo aveva chiarito durante tutta la campagna elettorale: "Io ci metto la faccia sul nostro progetto liberale", ha più volte ripetuto. "Quale progetto?", era la domanda che gli veniva fatta. "Un progetto basato sul cambiamento per far diventare reale l'allucinazione del benessere in Germania", ripeteva. E poi: "Dobbiamo far entrare nella politica tedesca le nostre idee liberali per rendere il paese l'avanguardia tecnologica d'Europa". Un programma "che non c'è", come faceva notare gran parte della stampa commentando i cambiamenti di linea su molti argomenti chiave dell'agenda politica elettorale tedesca – sui migranti e sull'Europa soprattutto –, ma ben incentrato attorno a parole chiave come internet veloce, industria 4.0, imprenditoria, diritti dei tedeschi e diminuzione della burocrazia.

 

La politica "deve essere narrazione", aveva detto al Sueddeutche Zeitung. "Dobbiamo partire da qui" per superare il fallimento alle elezioni del 2013: 4,8 per cento dei voti e nessun seggio al Bundestag. Per dimenticare soprattutto l'addio prematuro di Guido Westerwelle, l'uomo che aveva condotto l'Fdp al miglior risultato elettorale della storia, il 14,6 per cento del 2009. La morte di Westerwelle, che fu ministro degli Affari esteri nel secondo governo Merkel, nel 2016 sembrava il punto di non ritorno per i liberali. Divenne invece il momento del cambio di rotta di Lindner, che capendo gli errori di tre anni prima e seguendo l'insegnamento vincente di sette anni prima dell'ex presidente del Partito Liberale Democratico, cambiò radicalmente la comunicazione del partito.

 

"Piacere! Il messaggio è il resoconto di un racconto di immagini". Era il 2000 quando Christian Lindner a ventun anni fondò la sua agenzia pubblicitaria con due amici: sopra la sua scrivania svettava questa massima. Tre anni di attività più o meno intensa, poi lavori da Pr e consulente di comunicazione per ripagare i debiti del fallimento della società. La politica diventa prima dimensione collaterale della sua professione, poi il suo mestiere. Piacere! E questa volta la massima diventa missione politica dell'Fdp. Una missione portata avanti ricercando spazi vuoti in un bacino elettorale che sembrava occupato da Merkel e Schulz. Lindner fa studi, con un ex collega passato al Boston Consulting, capisce che va svecchiato il brand, ma Westerwelle non è d'accordo. Il messaggio politico prima di tutto, dice l'ex presidente. L'immagine del messaggio prima di tutto, ribatte l'ex pubblicitario. Passa la prima idea, poi per cause di forza maggiore, vince la seconda. Lindner modifica tutto quello che riguarda l'immaginario dell'Fdp, lo svecchia, lo rende trendy. Diventa lui l'immagine pubblica e pubblicitaria, scansando sorridendo le accuse di narcisismo che arrivano da destra e sinistra. Il partito si fa brand, la politica si fa fashion per aggredire gli spazi non coperti dell'elettorato tedesco: la media borghesia cittadina, la comunità gay non apertamente di sinistra, cioè la maggior parte di quella delle grandi città, l'imprenditoria giovanile.

 

Di marketing applicato alla politica ne è piena la storia recente, la novità è che quello di Lindner ha funzionato. Il 10,7 per cento dei voti e gli 80 seggi conquistati ne sono la prova, i successi a St. George ad Amburgo, a Schöneberg a Berlino, a Glockenbachviertel a Monaco di Baviera, ossia i tre "quartieri omosessuali" storicamente più importanti di Germania sono l'evidenza. E poi ci sono i sondaggi post elettorali: secondo la Faz il 40 per cento delle donne single ha votato per lui. Un successo metrosexual.

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