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Le ragioni di un'eutanasia a metà

Redazione

Depositata la sentenza della Consulta sul suicidio assistito. Poveri medici

Da oggi in Italia il suicidio medicalmente assistito è un atto legittimo, ma non un diritto esigibile: né le strutture pubbliche né i medici hanno l’obbligo di accogliere la richiesta in tal senso del paziente. La sentenza della Corte costituzionale sull’aiuto al suicidio depositata ieri (relatore Franco Modugno), da una parte ribadisce la tutela del diritto alla vita, e dall’altra individua specifiche situazioni di conclamata gravità in cui l’aiuto al suicidio non deve essere punito. I giudici costituzionali partono dalla legge 219 sul testamento biologico, approvata nel 2017; in base a quel testo si possono interrompere i trattamenti di sostegno vitale (idratazione e nutrizione) anche quando non si è in condizione di fine vita, e si può, per evitare le sofferenze che ne derivano, ricorrere alla sedazione profonda, aspettando la morte. E’ dunque un limite “irragionevole” alla libertà di autodeterminazione stabilire che il cittadino ha diritto di scegliere di morire secondo un’unica modalità, e non attraverso altre procedure mediche.

 

È evidente il tentativo di aprire le porte dell’eutanasia solo a metà: si ribadisce che al paziente devono essere prioritariamente offerte le cure palliative, non si pongono obblighi – se non quello della verifica dell’esistenza delle condizioni di legittimità – in capo ai medici e alle strutture sanitarie pubbliche, evitando sia che tutto venga affidato a organizzazioni private senza controllo, sia che la morte diventi una prassi normale negli ospedali pubblici, con le relative, macabre conseguenze burocratiche (linee guida, costi standard, ecc.). La Consulta, dopo avere inutilmente offerto un anno di tempo al Parlamento per intervenire, completa l’opera, e una legge non è più necessaria. Tutto adesso ricade sulle spalle dei medici: è a loro che è affidata la concreta applicazione della sentenza, è a loro che tocca stabilire se restare fedeli al giuramento ippocratico o rinunciare a un ruolo di difensori della vita che ha resistito per secoli.

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