Matteo Salvini e il ministro della Famiglia e della disabilità, Lorenzo Fontana (foto LaPresse)

Salvini e Fontana mi fanno orrore ma la proposta leghista contro l'aborto è magnifica

Giuliano Ferrara

Vorrei che il convegno di Verona fosse vietato e disperso dai carabinieri, ma sono a favore della legge bru bru se dice le cose vere e verificate che sono in minoranza nella società

La ruota dei conventi va bene, l’adozione va bene, programmata e sicura anche meglio, guardatevi “Juno” il film antiabortista spacciato dai benpensanti come favola incolore con il quale chiudemmo la campagna elettorale contro l’aborto: l’eliminazione del non nato come rifiuto ospedaliero, cioè il regime attuale, è quello che i cretini chiamano medioevo. Nel bel libro di Gianluca Briguglia sul medioevo è raccontato che gli studenti del primo anno, e probabilmente non i migliori, credono che i roghi siano medioevali, e ce ne furono, ma l’esplosione del fuoco purificatore è storicamente un complemento dei tempi moderni. Lo statuto giuridico dell’embrione, fatta salva la tutela depenalizzata di donne maschi e medici dai rigori della legge, va bene. E’ medievale “credere nella scienza”, come si dice nel caso del global warming, perché la scienza si confuta e si verifica, magari invece si crede in Dio Padre Onnipotente, e poi “non credere” che un essere umano concepito dotato del corredo cromosomico idoneo, unico per ciascuno, e fotografabile, rilevabile, sia qualcuno da tutelare e non qualcosa da asportare senza drammi o con drammi, fa lo stesso.

 

 

Mi sono permesso di definire magnifica una proposta di legge della Lega, il partito (si fa per dire) di un ministro che mi pare lo spettro del passatismo, un Truce due, impegnato nell’organizzazione di un convegno veronese etico-sovranista che mi fa orrore, con arcipreti omofobi, idee per la rieducazione dell’umanità, ma Lessing non c’entra, e altro ancora. So di essermi giocato il paradiso, eppure non posso evitarlo. Perché no? Mi spieghino perché no. L’aborto è molto popolare, è uno strumento del way of life. Sulla scia dei puritani americani, tutto il mondo l’ha adottato, e dove è punito lo è per ragioni di fondamentalismo antiumanista. L’antiaborto non come manette ma come policy pubblica e incentivo alla natalità è minoranza, già eliminato via referendum, come fosse l’abolizione del Senato, l’aborto è un servizio sociale tra gli altri, come la mensa e i trasporti pubblici e la Rai. Ma non è la mensa. Non integra, esclude. Annienta, è il male assoluto nel conflitto tra assoluti. La sua trasformazione, da occorrenza grave, rara, ai limiti dell’impossibile, dell’inconcepibile nel concepito, in diritto di libertà riproduttiva è il più grande scandalo nella storia dell’umanità, comparabile soltanto alla Shoah. E dobbiamo essere tuttavia ciechi e sordi al suo cospetto. Moralmente sordi.

 

Non va bene. Le cose esistono al di fuori di noi, anche quando sono cose in sé. Memento audere semper. E’ un principio illuminista e materialista, oltre che una dimensione spirituale e un’acquisizione scientifica più importante del club di Roma e del club di Parigi, e delle loro apocalittiche conclusioni inverificate sul destino della terra assassinata dall’uomo. Anche gli esseri umani, per di più senzienti, capaci di dolore, esistono al di fuori di noi, sebbene racchiusi inizialmente in un corpo di donna sfruttato da una sottocultura maschia che spaccia la sua libertà per quella di lei. Quello che accade a New York è un abominio. Quello che accade tutti i giorni ovunque è un abominio. Non sono i Pence, i Trump e i leghisti la tribuna giusta da cui parlare, non sono gli arcipreti e i campaigner del riflusso antilaico. Ma le questioni di principio, quando sono genericamente umane e sensibili, superano ogni confine politico e ideologico. Vorrei che il convegno di Verona fosse vietato e disperso dai carabinieri, ma sono a favore della legge bru bru se dice le cose vere e verificate che sono in minoranza nella società, et pour cause.

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  • Giuliano Ferrara Fondatore
  • "Ferrara, Giuliano. Nato a Roma il 7 gennaio del ’52 da genitori iscritti al partito comunista dal ’42, partigiani combattenti senza orgogli luciferini né retoriche combattentistiche. Famiglia di tradizioni liberali per parte di padre, il nonno Mario era un noto avvocato e pubblicista (editorialista del Mondo di Mario Pannunzio e del Corriere della Sera) che difese gli antifascisti davanti al Tribunale Speciale per la sicurezza dello Stato.