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bandiera bianca

Appunti per il primo anno scolastico con ChatGPT nello zaino

Antonio Gurrado

Il progresso tecnologico ha cambiato l'idea di verità, che oggi non più qualcosa da acquisire pezzo dopo pezzo. Ecco la questione urgente da affrontare 

All’alba del primo anno scolastico con ChatGPT nello zaino degli alunni, occorre accorgersi che la questione urgente da affrontare è il rapporto con la verità che sviluppiamo negli anni di formazione. Quando andavo a scuola io, la verità era un collage: posti di fronte alla necessità di svolgere un compito a casa, presumevamo che la verità su quello specifico tema si trovasse sparsa in vari libri di consultazione (manuali, dizionari, enciclopedie) e che bisognasse assemblarla scopiazzando; un pezzo da qui, un pezzo da lì, e la ricerca era fatta. Il progresso tecnologico ha fatto invalere l’idea che la verità fosse invece uno scrigno, ossia che si trovasse tutta sepolta nel web e che bisognasse solo (per bravura o fortuna) trovarsi a scavare nel punto giusto; dopo di che, si scaricava la ricerca e la si presentava come originale. Ora, con l’intelligenza artificiale generativa, la verità cambia ancora statuto e si fa oracolo, cui attingere interrogando una macchina cui diamo istruzioni interrogative. La ricerca viene svolta direttamente dalla macchina che, in questo modo, diventa creatrice della verità. Nel volgere di mezzo secolo, la verità è dunque andata nascondendosi in cieli sempre più alti; ciò ha contribuito a divinizzarla, rendendola numinosa, astratta e assoluta. La verità però si acquista pezzo dopo pezzo, aggiungendo un tassello nuovo di conoscenza al prezzo di un’immane fatica e di innumerevoli tentativi falliti, come sa qualsiasi ricercatore. Sarebbe bello se, nel primo anno scolastico con ChatGPT nello zaino, si riuscisse a spiegare agli alunni l’unico aspetto che rende felice l’istruzione: inutile andar cercando la verità chissà dove, la verità non esiste fino a quando non la scopriamo noi.

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