Foto di Deepanker Verma via Pexels

Bugie svelate su Whatsapp

Antonio Gurrado

Inizia la sperimentazione del fact-checking sulla app di messaggistica. Per ora riguarda solo il coronavirus ma, vista la diffusa noia da reclusione, per vivacizzarla ci sarebbe voluto qualcosa di più drastico

E così, questa settimana hanno iniziato a sperimentare il fact-checking su Whatsapp. Al momento la procedura risulta un po’ farraginosa – bisogna salvare in rubrica un numero cui inoltrare i messaggi sospetti e attendere la verifica – e purtroppo il servizio funzionerà solo per vagliare notizie sull’emergenza Coronavirus. È già qualcosa, vista la situazione forse è tantissimo, e soprattutto è la conferma che la vita imita la letteratura: un marchingegno del genere, che avvertiva il destinatario delle bugie di chi messaggiava, era già stato immaginato in tempi non sospetti da Federico Baccomo nel romanzo “Anna sta mentendo” (Giunti). È già qualcosa ed è moltissimo ma, vista la diffusa noia da reclusione, per vivacizzarla ci sarebbe voluta una sperimentazione più drastica: un meccanismo anche retroattivo che facesse il fact-checking di tutti ma proprio tutti i messaggi su Whatsapp. Non solo le catene di Sant’Antonio, i finti scoop, i pettegolezzi inventati; ma anche gli “arrivo subito”, i “sto lavorando”, i “non preoccuparti”, gli “offro io”. Fino al messaggio che per la natura stessa di Whatsapp non può mai essere scritto senza mentire. Non mi disturbi affatto.

Di più su questi argomenti: