Greta Thunberg e la nuova sindrome ecocomplottista

Antonio Gurrado

Una foto del 1898 ritrae una ragazza molto simile all'attivista del clima. E giù di congetture fantasiose e imbarazzanti sui suoi viaggi nel tempo 

Il popolo ha bisogno di superstizioni e, quando quelle che ha iniziano a venire reputate ragionevoli, se ne fabbrica di nuove, più assurde. Una foto del 1898 ritrae Greta Thunberg mentre lavora in una miniera dello Yukon e, ovviamente, la ragione insegna che si tratta o di una sosia o di un fotomontaggio. Ma la superstizione non si accontenta di credere che possiamo prevedere la fine del mondo; che l’apocalisse possa essere evitata da una creatura in fin dei conti insignificante, l’uomo; che una ragazza salverà il pianeta; che una sedicenne nemmeno diplomata meriti più attenzione e credibilità di scienziati e politici i quali pur qualcosa sapranno, anche se sono barbosi e meno fotogenici. No, la superstizione si spinge – in frange ecocomplottiste che fermentano nel letame dei social – a trovare nella foto del 1898 la conferma che Greta è venuta a salvare il genere umano, e che per questo viaggia nel tempo. Anche a voler ascoltarle, restano due problemini. Se Greta viene dal passato, come fa a sapere cosa ci attende? E, se viene dal futuro, come mai non c’è stata l’apocalisse? 

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