Il presidente dell'Anm Piercamillo Davigo (foto LaPresse)

Buongiorno Davigo

Redazione
Wow! Il presidente dell’Anm scopre le nomine lottizzate delle toghe: "Una cosa orribile". Eppure, alcuni giorni fa anche lui è stato promosso dal Csm. La consigliera laica Casellati attacca: "Ora parli o si dimetta".

Al Consiglio superiore della magistratura “le nomine non convergono sul candidato migliore, ma temo che la prassi sia quella di uno a me, uno a te e uno a lui”, che è “una cosa orribile”. E’ con queste parole, pronunciate mercoledì sera in un incontro al Palazzo di giustizia di Milano, che il presidente dell’Associazione nazionale magistrati, Piercamillo Davigo, pare aver scoperto all’improvviso la prassi lottizzatoria con cui l’organo di autogoverno delle toghe è solito procedere alla nomina dei suoi componenti ai vertici degli uffici giudiziari sparsi nel paese.

 

Per combattere questa degenerazione, secondo Davigo, occorre “pretendere dal Csm la massima trasparenza e, quindi, che venga messo in ‘intranet’ tutto quello che è in valutazione, il fascicolo personale di chi fa domanda”. E non si parli di privacy: “Chi ricopre un incarico pubblico rinunci alla privacy, perché è al buio che avvengono le porcherie e i baratti”. L’improvvisa presa di coscienza di Davigo arriva, forse, in maniera tardiva, se si considera che l’ex componente del pool di Mani pulite è in magistratura dal 1978 e che di nomine, anche nei suoi riguardi, da allora ne ha conosciute parecchie, inclusa quella a presidente di sezione di Cassazione ricevuta qualche giorno fa.

 

Il corto circuito, insomma, è servito, ed è stato comprensibilmente colto al volo dalla consigliera laica del Csm, Elisabetta Casellati, che ha chiesto a Davigo di rinunciare alla nomina appena ottenuta, perché “o anche lui ha goduto di questa prassi scandalosa, e al buio sono avvenute, per usare le sue stesse parole, la porcheria e il baratto che lo riguardano, oppure dovrebbe avere il coraggio di fare piena luce sulle nomine che sarebbero state spartite”. Di fronte alle critiche, incluse quelle del Csm – che ha definito le parole di Davigo “gravi, scomposte e sorprendenti” – il presidente dell’Anm ha rettificato le sue dichiarazioni, ma solo precisando che si riferiva alle cosiddette “nomine a pacchetto”, anche se a rigor di logica nulla esclude che gli accordi spartitori tra le correnti possano concretizzarsi in deliberazioni del Csm distinte e separate nel tempo. La critica di fondo, dunque, rimane, e siamo sicuri che a tali “porcherie” Davigo ora intenderà subito porre rimedio.

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