Un ebreo ultra ortodosso prega davnti alla sinagoga dove questa mattina due attentatori hanno ucciso quattro israeliani, a Gerusalemme (foto AP)

Attentato alla sinagoga: Gerusalemme sull'orlo della terza intifada

Redazione

Quattro morti e otto feriti nell'attentato di stamane, nel sobborgo di Har Nof. Hamas rivendica il gesto: "Atto eroico". Netanyahu: "La risposta sarà dura". Gli attentatori liberati in cambio del soldato Shalit. Obama condanna il gesto ma predica calma.

E' di almeno 4 israeliani uccisi e 8 feriti, di cui 4 gravi, il bilancio provvisorio dell'attacco di stamane a una sinagoga di Gerusalemme, nel sobborgo di Har Nof su Agasi Street. La polizia ha ucciso i due terroristi palestinesi, entrambi provenienti da Gerusalemme est, secondo fonti di stampa, armati di coltelli e mannaie. Quello di oggi è solo l'ultimo in ordine di tempo di una serie di attacchi compiuti a nella Città Santa, come non succedeva da anni (l'ultimo attentato altrettanto sanguinoso risale al 2008, quando un palestinese uccise 8 persone in una scuola religiosa della città).

 

I due terroristi uccisi dalla polizia si chiamavano Rassan e Adi Abu al Jamal. Secondo quanto riferisce la stampa israeliana, i due sono cugini e facevano parte del pacchetto di prigionieri palestinesi scambiati per il rilascio del caporale Gilad Shalit, tenuto in ostaggio nella Striscia di Gaza per 5 anni (2006-2011). I due abitavano nel sobborgo di Jabal Mukaber a Gerusalemme est. Sul posto sono arrivati gli uomini del controspionaggio, lo Shin Bet, per interrogare i parenti dei due killer.

 

La tensione a Gerusalemme è alta da quanto Marwan Barghouti, leader di Tanzim (braccio armato di Fatah), che sconta 5 ergastoli nelle prigioni israeliane, ha invocato la III intifada dopo quelle del 1987 e del 2000.

 

Benjamin Netanyahu ha promesso di "rispondere duramente" all'attacco di stamane. In precedenza il premier israeliano aveva puntato il dito contro Hamas e il leader dell'Anp, Abu Mazen, considerati entrambi responsabili degli attacchi, anche se, dice Netanyahu, parte delle colpe cade anche sulla comunità internazionale che ignora l'incitamento alla violenza di Hamas e Anp. Netanyahu ha quindi convocato per il pomeriggio una riunione del gabinetto di sicurezza e ha avvertito che Israele risponderà "con mano pesante a questo brutale assassinio di ebrei che erano andati a pregare e sono stati massacrati da spregevoli assassini".

 

Hamas ha subito rivendicato l'attacco, definito un "gesto eroico", una vendetta dopo la tensione sulla Spianata delle Moschee e l'uccisione (un suicidio secondo la polizia israeliana) di ieri dell'autista di autobus palestinese che lavorava per una ditta israeliana. L'uomo si chiamva Yusuf Hasan al Ramuni, 32enne padre di due bambini, residente nel quartiere di Ras al Amud, sul Monte degli Ulivi, a Gerusalemme est, ed è stato trovato morto impiccato nella notte tra domenica e lunedì nella zona industriale di Har Hotzvim, a Gerusalemme ovest. Poco dopo, insieme agli elogi del Jihad Islamico, è arrivata anche la rivendicazione del Fronte popolare di liberazione della Palestina (Fplp), secondo cui a compiere l'attentato sono stati due suoi membri. Da parte sua, Abu Mazen ha condannato "l'uccisione di fedeli in una sinagoga", ma allo steso tempo ha chiesto che Gerusalemme "ponga fine alle incursioni alla Spianata delle Moschee, alle provocazioni da parte dei coloni e all'incitamento (alla violenza) da parte di alcuni ministri del governo israeliano". Un coro unanime di condanna e cordoglio è stato espresso dalla comunità internazionale, a cominciare dal segretario di Stato americano, John Kerry, che ha parlato di "atto di puro terrore". La "più ferma condanna per l'ignobile attacco armato di gravita' inaudita" è stata pronunciata anche dal ministro degli Esteri italiano, Paolo Gentiloni, e l'Alto rappresentante Ue per la Politica estera, Federica Mogherini, ha esortato a condannare l'attacco "in tutti i modi", facendo appello ai leader della regione "perché lavorino insieme e facciano il possibile per calmare la situazione ed evitare ulteriori escalation".

 

Il presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, ha condannato l'attentato ma ha anche fatto appello a israleiani e palestinesi a mantenere la clama. "Condanno con forza l'attacco terroristico. Non ci sono giustificazioni per questi attacchi contro innocenti civili", ha affermato Obama in un comunicato. "In questo momento delicato a Gerusalemme, è tanto più importante per i leader israeliani e palestinesi e per i cittadini, lavorare insieme e in collaborazione per abbassare la tensione, rifiutare la violenza e un percorso in avanti verso la pace", ha aggiunto il presidente Usa.

 

 

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