Silvio Berlusconi (foto Ap)

Parla il prof. D'Alimonte

Il Cav. nazareno è la sola assicurazione per il futuro del centrodestra

Salvatore Merlo

Dal patto sbilenco all’accordo di sistema, Berlusconi è decisivo dal 2011, non ha alternative e ripartirà dal 15 per cento. “Ha trasformato in formula politica uno stato di necessità”. Un piano strategico sensato.

Roma. “Silvio Berlusconi ha trasformato in formula politica uno stato di necessità”, dice Roberto D’Alimonte, il politologo, il professore della Luiss, editorialista del Sole24Ore, “e adesso parla da statista molto fogliante. I suoi calcoli privati, i suoi pensieri reconditi, le ragioni più o meno comprensibili che spingono Berlusconi a questa mossa non sono la cosa più importante. Vengono in secondo piano. Il fatto determinante è che il Cavaliere ha una linea politica, un piano sensato da offrire ai suoi elettori, al suo ceto politico e anche al paese”. Spiega dunque il professor D’Alimonte, dopo aver letto l’intervista del Cavaliere pubblicata ieri dal Foglio: “La strana e obbligata alleanza tra Pd e Forza Italia, tra centrodestra e centrosinistra, è diventata il patto del Nazareno. Un accordo sulle riforme, una formula giornalistica, un patto all’inizio limitato. Ebbene la situazione è cambiata. Il patto sbilenco, che sembrava fotografare una condizione d’intrinseca debolezza di Berlusconi, è stato trasformato dal Cavaliere in una prospettiva, un orizzonte strategico per il centrodestra esploso, quel cosmo politico attraversato da malmostosità, confusione e vuoto di idee. Se vogliamo, si tratta di una intelligente, inevitabile razionalizzazione dell’esistente. E’ infatti da circa tre anni che l’Italia è governata così, dal centro, cioè da una asimmetrica grande coalizione: prima da Monti, poi da Letta, adesso da Renzi. Tutti governi sostenuti, tra sfumature e contorsioni, sostanzialmente dal Pd e da Berlusconi. La situazione è questa sin dal 2011. E questo stato di cose si è via via confermato, anche con i risultati elettorali. Quelle di febbraio 2013 sono state infatti elezioni cruciali, critiche come furono ‘critiche’ quelle del 1994 e del 1948. In quell’occasione, a febbraio, si è reso evidente che nessuno vince nelle urne.

 

Si è reso evidente che, per effetto della crisi, della rabbia diffusa e dell’emergere di forze antisistema come il M5s, nessun partito ha la maggioranza. Il quadro politico di questi ultimi tre anni rileva insomma l’eclissi del bipolarismo. Sembra quasi che il bipolarismo in Italia sia finito, anche per il venir meno dei due pilastri che lo hanno retto per vent’anni: cioè le regole maggioritarie (di cui adesso la Consulta ci ha privati) e il venir meno della capacità federativa di Berlusconi a destra (il Cavaliere non riesce più a mettere insieme i cocci di Ncd, Lega, Fratelli d’Italia). Ecco. In questo contesto il patto del Nazareno è diventato molto più di un accordo limitato ad alcuni interventi di carattere istituzionale. Si è esteso. Berlusconi ieri sul Foglio gli ha dato infatti una forma molto precisa, sorprendente persino: il Nazareno è diventato un accordo patriottico che offre all’Italia ciò di cui questo paese ha bisogno, ovvero stabilità politica ed economica. Ma non solo. Il patto del Nazareno diventa, nel discorso di Berlusconi, un punto di ri-partenza per la destra esplosa. Offre a questo mondo in crisi – e così debole per ragioni storiche, sociologiche e culturali – un profilo”.

 

[**Video_box_2**]“I contestatori della linea ‘nazarena’ - riprende il suo ragionamento D’Alimonte -  cioè i frondisti alla Raffaele Fitto che siedono dentro Forza Italia e denunciano il paradosso di una destra che sostiene il governo della sinistra, hanno ragione solo apparentemente. Perché il paradosso, appunto, è solo apparente. Dietro si nasconde, ed è stata rivelata ieri, una linea politica, forse persino obbligata, certamente l’unica che emerge da quelle parti confuse. E c’è di più. Berlusconi adesso ha il 15 per cento dei voti. E’ un 15 per cento cruciale, ed è un 15 per cento per niente ostile alla linea del Nazareno, all’immagine cioè di un Berlusconi statista che collabora con il governo per fare le riforme e tirare fuori l’Italia dal pantano. Se così non fosse, questi voti Berlusconi li avrebbe già persi. Ma non è successo. E insomma Berlusconi, pur con tutti i suoi opportunismi, anche con una certa docilità che gli deriva dalla sensazione tutta privata che i suoi interessi siano tutelati dal clima di collaborazione con Renzi, sta offrendo l’unica strada possibile alla sopravvivenza di una destra che non sia quella protestataria e xenofoba di Salvini e Grillo”. E la destra come area? “Il patto del Nazareno serve a Berlusconi e serve alla destra, anche per avere tempo, per organizzarsi. Berlusconi ha annunciato gli stati generali di Forza Italia. Lo nega, ma penso sappia di non poter essere lui a sfidare Renzi, domani. Sa di non poter ringiovanire, ma sa pure che può far ringiovanire il suo partito, costruire qualcosa di nuovo, che sia competitivo. Ci vuole tempo. Dentro Forza Italia c’è un ceto politico che resiste e non agita idee capaci di misurarsi con la prospettiva. La linea di Berlusconi è l’unica. Ed è pure convincente. Dovrebbero capirlo anche i suoi: l’Italia è sull’orlo dell’ingovernabilità economica e politica. E solo la collaborazione tra forze prosistema può garantire che non ci sia un altro choc come a novembre 2011”.

  • Salvatore Merlo
  • Milano 1982, vicedirettore del Foglio. Cresciuto a Catania, liceo classico “Galileo” a Firenze, tre lauree a Siena e una parentesi universitaria in Inghilterra. Ho vinto alcuni dei principali premi giornalistici italiani, tra cui il Premiolino (2023) e il premio Biagio Agnes (2024) per la carta stampata. Giornalista parlamentare, responsabile del servizio politico e del sito web, lavoro al Foglio dal 2007. Ho scritto per Mondadori "Fummo giovani soltanto allora", la vita spericolata del giovane Indro Montanelli.