Silvio Berlusconi (foto LaPresse)

Il Nazareno di ferro

Quella del Cav. è una politica ma l'intendenza mugugna

Salvatore Merlo

Dopo il “no” e dopo il “ni” Silvio Berlusconi ha allegramente deliberato, in un’intervista al Giornale, che la nuova riforma elettorale che gli ha sottopposto Matteo Renzi “è una grande e straordinaria opportunità per riaffermare il bipolarismo in Italia”.

Roma. Dopo il “no” e dopo il “ni” Silvio Berlusconi ha allegramente deliberato, in un’intervista al Giornale, che la nuova riforma elettorale che gli ha sottopposto Matteo Renzi “è una grande e straordinaria opportunità per riaffermare il bipolarismo in Italia”. Il patto del Nazareno si allarga, si estende, diventa più che mai politica. Ma nel partito del Cavaliere sono tutti in preda a una sovreccitazione simile a quella che si respira a teatro dopo il primo atto di una prova generale. Dice Maurizio Bianconi, tesoriere del Pdl in liquidazione: “Non so più che ci stiamo a fare. Il patto del Nazareno si è esteso a tal punto che tra Forza Italia e il Pd di Renzi non c’è differenza. Così possiamo anche chiudere, siamo inutili”. E insomma il patto del Nazareno, questa specie di mostro proteiforme che agita le notti insonni di deputati e senatori, è più di un accordo indissolubile, quasi un lascito, un notarile legato di volontà, eredità paradossale del Cavaliere al presidente ragazzino. “La riforma del Senato, la legge sulle coppie di fatto omosessuali, adesso una nuova riforma elettorale, tutto un complesso di cose che trasformeranno Renzi in un capo assoluto, e con la benedizione di Berlusconi, i voti di Berlusconi, il consenso di Berlusconi, altro che Putin: Breznev”… Dunque scuote la testa, Augusto Minzolini. E al senatore, ex direttore del Tg1, sfugge una sentenza definitiva: “Quella del Cavaliere non è una semplice operazione politica. Quello che sta facendo significa sciogliere Forza Italia per consegnarla a Renzi. Il suo erede. Va bene. Ma la politica è geometria”, dice. E dunque, con l’aria d’intravvedere orribili deformazioni del futuro, aggiunge: “Se si crea un vuoto, poi qualcuno lo riempie. E il vuoto non può riempirlo tutto Renzi. Alla fine verrà fuori con prepotenza una destra protestataria, e ci sarà uno strano bipolarismo tra Renzi e Salvini&Grillo”.

 

Nel partito che non trova più il calore di quelle abitudini consolidate nelle quali ci si specchia e ci si rassicura, avanza dunque sin troppo avvertibile l’immagine di una strana sovrapposizione, quasi della coincidenza d’intenzioni, volontà, programmi e orizzonti tra il Cavaliere che benedice e il Ragazzino che governa, l’anziano che concede e il giovane che afferra, l’uno a Palazzo Chigi e l’altro ad Arcore, ma poi tutt’insieme al Nazareno in compagnia di Denis Verdini e Lorenzo Guerini, Luca Lotti e Gianni Letta. Maledetto, maledetto Nazareno! E così persino Raffaele Fitto, consapevole com’è, quando vuol criticare il vecchio Cavaliere ormai punta lo sguardo torvo sull’altro, sul premier: “La sfida di Renzi all’Unione europea, la sua lotta all’austerity, sono un bluff”. E insomma Fitto parla al giovane perché l’anziano intenda: “Staremo attenti sulla legge di stabilità”, dice. “Il governo è rapido ed efficace solo quando si tratta di giocare con le slide”, morde. E tanto più si preoccupa di primarie, leadership e democrazia interna al centrodestra, tanto più Fitto accentua la disinvoltura brutale nei confronti di Renzi e del governo. “Ma qui non si sa che fare. Questa è la verità”, sussurra Bianconi.

 

[**Video_box_2**]“Se esci sei un traditore e fai la fine tremenda di Alfano, di Casini e di Fini. Ma se resti, affoghi. Così non sappiamo più dove sbattere la testa. Berlusconi certifica la nostra inutilità. I voti in gran parte sono suoi, è vero, ci farà quello che vuole. Può anche lasciarli in eredità al figlioccio Renzi. Ma non tutti siamo degli impiegati senza consenso”. E dunque Forza Italia è un franare di sensazioni, riflessioni, introspezioni, fantasie. E gli uomini e le donne del partito, che attendono l’evoluzione dei rapporti tra il Cavaliere e il Ragazzino (“nascerà un partito della nazione cui potremmo aderire?”, “ci sarà una scissione nel Pd?”), creano i loro feticci e i loro amuleti contro la malìa di Renzi, curiosi e un po’ timorosi di fronte al lascito surreale del loro Cavaliere, padre e padrone. A corte, nel Castello, dove vivono Mariarosaria Rossi e Giovanni Toti, per esempio, si muovono tutti come se avessero, per ciò che riguarda la vita politica del capo, quella divinazione straordinaria, quasi profetica, tipica solo degli attendenti o dei bambini. E dunque fanno spallucce, ci credono e non ci credono, loro che senza mai essere stati traditori o figli scapestrati si trovano comunque a un passo dal perdere l’eredità per decisione del padre. Così, quasi col tono d’uno scongiuro, raccontano che Berlusconi sempre si muove in politica come in un balletto, con i suoi passi classici e consumati: passo della seduzione, valzer della passione, pas de châle della rottura… E allora, chissà, tutto è possibile.

 

  • Salvatore Merlo
  • Milano 1982, vicedirettore del Foglio. Cresciuto a Catania, liceo classico “Galileo” a Firenze, tre lauree a Siena e una parentesi universitaria in Inghilterra. Ho vinto alcuni dei principali premi giornalistici italiani, tra cui il Premiolino (2023) e il premio Biagio Agnes (2024) per la carta stampata. Giornalista parlamentare, responsabile del servizio politico e del sito web, lavoro al Foglio dal 2007. Ho scritto per Mondadori "Fummo giovani soltanto allora", la vita spericolata del giovane Indro Montanelli.