Vandana Shiva (foto LaPresse)

Rottamare Vandana Shiva

Agricoltori contro la deriva feudale dell'Expo (e della nostra economia)

Marco Valerio Lo Prete

Il n.1 di Confagricoltura, Guidi, sfida i santoni e i radical-chic anti Ogm: “La terra, senza mercato, è solo rassegnazione”. Quanti soldi ci perde l’Italia. Caro Renzi, sostenere il pil e difendere il made in Italy non si può, se non innoviamo.

Roma. E’ profondamente errato immaginarsi gli agricoltori italiani come un blocco monolitico contrario agli Organismi geneticamente modificati (Ogm), o come una collettività adorante l’intoccabile “Terra madre” celebrata da Vandana Shiva, attivista indiana anti Ogm e partner di grido dell’Expo milanese del 2015. Ed è profondamente errato pensare che l’azzeramento della ricerca e della produzione nazionale di Ogm sarà a costo zero per la nostra economia. Ne è convinto Mario Guidi, presidente di Confagricoltura, che oggi in un convegno a Mantova lancerà un grido d’allarme. “L’Italia il prossimo anno sarà il paese ospite dell’Expo dedicato a ‘Nutrire il pianeta’. Una manifestazione planetaria, con partecipanti e investitori da tutto il mondo – dice Guidi al Foglio – Ecco perché è incredibile che sia concesso tanto spazio a certi personaggi che, in materia di ingegneria genetica, fanno presagire un dibattito a senso unico o comunque fortemente orientato”. Ce l’ha con Vandana Shiva? “Il ministro delle Politiche agricole, Maurizio Martina, ha detto al vostro giornale di voler essere garante di un dibattito franco e di livello internazionale. Se quella dell’Expo è giustamente una vetrina per il governo e il paese, sarebbe bene agire di conseguenza. Una star del movimento ‘no Ogm’ come la Shiva, che peraltro interviene regolarmente in spregio della letteratura scientifica, che garanzia offre? La sua visione manichea, per cui chiunque non la pensi come lei predica ‘totalitarismo’ al servizio delle multinazionali, che utilità avrà? Occorre un segnale di riequilibrio”.

 

Guidi oggi annuncerà che Confagricoltura non lascerà nulla d’intentato per “elevare il dibattito”, anche durante le settimane dell’Expo milanese che per ora sembra voler tenere al margine gli Ogm. “I nostri associati lavorano un terzo della superficie agricola del paese. E pesiamo di più se consideriamo che gli agricoltori che fatturano più di 7 mila euro sono 400 mila nel paese, a fronte del milione e mezzo censiti dall’Istat. Al nostro interno ci sono sensibilità diverse, come nelle altre associazioni, ma l’approccio agli Ogm è tutt’altro che negativo. Siamo aperti, innanzitutto alla ricerca”.

 

Non è il solo presidente Guidi, in Confagricoltura, a sostenere la necessità che l’Italia riprenda ricerca e produzione di Ogm. Quest’anno le federazioni di Confagricoltura di Veneto, Lombardia, Piemonte, Emilia Romagna, Friuli, Campania e Puglia, hanno stilato un manifesto intitolato “Più Ogm, meno pesticidi”. “Nei mesi dell’Expo insisteremo per fondare il dibattito su basi scientifiche, ascoltando tutti, in maniera laica e aperta”.  “Se negli ultimi sessant’anni la popolazione mondiale che soffre di fame è scesa dal 40 al 15 per cento del totale, lo dobbiamo solo a una cosa: l’innovazione. Gli Ogm fanno parte di questo processo tecnologico. Ora vogliamo fermare tutto ciò in nome di cosa o di chi? Meglio lasciar parlare gli agricoltori”. I quali per esempio hanno cominciato a quantificare i danni dovuti al fatto di trovarsi nell’unico paese europeo in cui non si può fare ricerca in campo aperto sugli Ogm e in quello in cui la coltivazione del mais modificato (già approvato da Bruxelles) è vietata da un decreto dopo l’altro: “Basti pensare che l’anno scorso abbiamo perso 50 milioni di euro per aver prodotto del mais contenente micotossine che non abbiamo potuto vendere – dice Guidi – Con il mais modificato immune a quelle tossine cancerogene, avremmo evitato il problema”. Ancora: “Produrre mais resistente all’insetto ‘piralide’, nel solo Friuli, ci consentirebbe di risparmiare in un anno 50 milioni di metri cubi d’acqua, 9 mila Tep (tonnellate equivalenti di petrolio) di energia, 45 mila chili di agrofarmaci e 8 mila tonnellate di concimi. Le pare poco?”. Dobbiamo puntare sul “made in Italy”, replicano alcuni anti Ogm: “La competizione mondiale è su qualità e costo. Oggi, senza ingegneria genetica, compromettiamo anche la profittabilitià delle nostre produzioni. Continuerà ad accadere se teniamo chiuso in laboratorio il pomodoro San Marzano esente dalla virosi. Intanto però accettiamo l’ipocrisia di importare mais e soia Ogm dal resto del mondo per i nostri allevamenti da cui provengono prosciutti e altri prodotti ‘made in Italy’”.

 

[**Video_box_2**]Secondo Guidi, al fondo della reticenza della politica e dell’avversione di molti circoli intellettuali agli sviluppi dell’ingegneria genetica, “c’è una visione radical-chic dell’agricoltura, che la crede disgiunta dal capitalismo. Se vogliamo restare sul mercato, e in questa congiuntura economica negativa non mi pare affatto un obiettivo disdicevole, non possiamo far finta che l’innovazione non esista”. Per il presidente di Confagricoltura, di questo si dovrà discutere all’Expo, “in maniera equilibrata e senza santoni”: “Altrimenti la rassegnazione odierna dei nostri ricercatori diventerà anche la rassegnazione dei nostri agricoltori. E, in definitiva, del paese. L’Expo è l’occasione giusta per reagire. Il presidente Matteo Renzi ci pensi”.

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