Ti ho amata per la tua voce

Livia Chiriatti

La recensione del libro di Sélim Nassib, Edizioni e/o, 240 pp., 11,99 euro 

Tarab in arabo è l’ebbrezza, lo stato di estasi provocato da una musica. La vertigine che stringe le viscere. E’ quello che sente il poeta egiziano Ahmad Rami quando ascolta per la prima volta cantare un giovane beduino, accompagnato da due contadini in jubba e turbante. Più tardi quel ragazzino si sbarazza del fazzoletto e libera una folta capigliatura nera: non è un maschio, ma è Umm Kalthum, e diventerà la più grande cantante della musica araba, la diva d’Egitto. Il romanzo Ti ho amata per la tua voce dello scrittore franco libanese Sélim Nassib, appena ripubblicato dalla casa editrice e/o, ripercorre immaginando la vita dell’artista attraverso il punto di vista di Ahmad Rami, che scrisse per lei oltre cento canzoni, e la amò per cinquant’anni. E’ una storia d’amore sublimata nella poesia, una dipendenza resa sacra dalla musica. Il rapporto che intrecciano sfugge ogni definizione: Rami soffre, trema d’amore per lei, e questo nutre la loro relazione, perché gli permette di scrivere le struggenti poesie che lei canta: “E’ il mio poeta. Arde per illuminare la mia voce”, una voce che ha cambiato la storia e abitato i cuori degli arabi dagli anni 30 agli anni 70. La parabola – carriera è una parola troppo stretta – della Stella d’oriente inizia quando è bambina e canta ai matrimoni del suo villaggio. Da giovanissima conquista il Cairo ed entra in ogni casa d’Egitto attraverso la radio e il cinema, fino a diventare la voce della monarchia, poi della rivoluzione e infine la Voce degli arabi. Quando alla fine degli anni 60 l’Egitto era stato sconfitto e iniziava a ripiegarsi su se stesso, viene accusata di aver contribuito ad assopire gli egiziani (l’arte orientale è “un’incitazione permanente all’indolenza e alla contemplazione. Come può un popolo prepararsi alla guerra se resta fino alle quattro di notte ad ascoltare una cantante alla radio?”), quindi decide di partire, prima in Egitto e poi, città dopo città, dal Marocco all’Iraq, per risvegliare tutto il popolo arabo. Diventa la consolazione più grande, l’emanazione del sentimento panarabico tanto auspicato da Nasser. Perché Kalthum, circondata di spasimanti e costretta alla solitudine dalla dedizione al pubblico e dal suo amore per le donne vissuto nelle stessa villa dove di giorno riceveva governo e opposizione, esonda di sentimento denso e copioso come le acque del Nilo. La pagina di Nassib  vibra di sensualità e musica. Fa rivivere la trance collettiva dei concerti di Umm Khaltum, cosicché bastano poche righe per avere voglia di aprire Spotify e ascoltarla cantare i versi del poeta persiano Omar Khayyam: “E non esiste maggiore spreco / Che un giorno trascorso senza amore né desiderio”. 

 

Ti ho amata per la tua voce
Sélim Nassib
Edizioni e/o, 240 pp., 11,99 euro 

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