Una fogliata di libri

Pudore

Carlo Crosato

La recensione del libro di Maddalena Fingerle edito da Mondadori (156 pp., 18 euro)

L’arto fantasma è una parte del corpo che, pur non essendoci più, continua a far sentire presente più che mai la propria assenza: prude, duole, è un vuoto che continua a pretendere un proprio spazio. Ma cosa accade se a mancare non è un arto, una parte, ma l’intero corpo, tutto ciò che abbiamo e siamo? Esistono relazioni così intime da legarci in un vincolo morboso, in cui perdiamo la nostra stessa individualità, fondendo l’identità a quella dell’altra persona, vivendo in funzione della relazione stessa. Sono relazioni alla fine delle quali ci riscopriamo completamente svuotati: abbiamo smarrito la nostra persona, abbiamo sacrificato la nostra indipendenza, non siamo più autonomi e, senza quella relazione, non siamo più nessuno. Non è la mutilazione di un arto: è la condanna dell’individuo, sacrificato sull’altare di una relazione di coppia che non promuoveva i migliori aspetti di chi ne era coinvolto, ma li annacquava fino a produrne un miscuglio informe di morbosa interdipendenza.

Quando conosciamo Gaia, protagonista di Pudore di Maddalena Fingerle, la incontriamo mentre fa i conti con un’assenza così presente da risultare assediante: la persona amata l’ha lasciata e lei è immersa in un meccanismo mimetico atto a far riaffiorare dalla propria identità personale e dal proprio corpo gli aspetti che della persona amata ora le mancano. A quello che soffre come un abbandono, reagisce lasciandosi andare a una marea di ossessioni, di manie, di gelosie, catene di pensieri che costruiscono infiniti mondi possibili, descritti come itinerari certi, seppure solo immaginati, delle nuove vite sorte dopo la rottura di quella relazione. Infiniti mondi possibili in cui Gaia stessa ha una nuova identità: l’identità di Veronica, la persona sul cui unico ed esclusivo riconoscimento si era così tanto appoggiata da farla cadere ora in un baratro di insicurezza. A meno di non diventare lei stessa Veronica. Ma la pelle, i capelli, i vestiti, i trucchi, l’arredamento di Veronica non funzionano per lei: come nelle dinamiche di rigetto, il corpo di Gaia si manifesta allergico a elementi non propri.

Con una tragica ironia che rende estremamente godibile la lettura, Maddalena Fingerle ci restituisce la storia di una coraggiosa riconquista della propria identità: l’elaborazione di un trauma che innesca tutta quella fragilità e l’insicurezza umana che formano il bagaglio emotivo di ciascuno, e che troppo spesso siamo disposti a stigmatizzare mediante l’ingombrante figura del caso umano. 

     

Maddalena Fingerle 
Pudore
Mondadori, 156 pp., 18 euro

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